(Argonauta Record) Il metal venne dopo, molto dopo quel sound che queste anime perse e depravate da Detroit abbracciano con passione e potenza. Del dannato blues. Non quello classico, ma quello che progredisce, diventa moderno, quello più rock ma indissolubilmente legato a quelle favolose radici senza le quali non avremmo mai parlato di generi quali hard rock o heavy metal. Tre musicisti che materializzano lo spazio sonoro per la favolosa vocalist Karen O’Connor, nove brani brillanti, intensi, tanto introspettivi quanto libertini, tanto innocenti quanto volutamente perversi… forse satanici. Oscura ma brillante “Right On My Level”, un basso che scatena un groove poderoso sulla possente “Five Finger Disco”, intima ed oscura “Lying Again”. Grintosa “Pull The String”, dilaga il rock con punte progressive su “Conscience”, mentre è oscura e teatrale “Another Page”… una pagina, ‘un’altra pagina’ da un altro tempo, un’altra dimensione. Incanta ed ipnotizza ”Straight to my Head”, coinvolge e travolge “Follow Me”, prima dell’essenzialità minimalista della conclusiva ”A One Time Investment”. Blues nell’anima, nelle vene, nel sangue, nelle viscere. Linee di basso calde, roventi… chitarra che va dove gli pare e quella voce tanto sensuale quanto provocatoria. Lontani dall’oggi, totalmente e deliziosamente fuori epoca, dannatamente vintage. Come dichiarano loro stessi: band da evitare se volete preservare la vostra moralità e, soprattutto, la vostra castità!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10