(Fireflash Records) Annunciato, atteso, evocato da un buon lavoro pubblicitario, “1901 | The First Mother” è in arrivo sul mercato e probabilmente non sfigurerà di fornte a lavori che portano avanti il discorso del metal estremo quanto elaborato. Dopo sedici anni e quattro album, la band emiliana si dimostra abile nel manipolare e suonare le forme estreme del metal. “1901 | The First Mother”, un titolo che ha un significato preciso ma vasto e in divenire, è una saggia e ponderata esibizione di blackened death metal nel quale scattano improvvisi blast beat come colpi di una mitragliatrice, quasi grindcore a tratti, nonché andature neo-brutal death e djent metal, in più spuntano elementi symphonic, grazie all’uso dei sintetizzatori che a momenti spaccano in due l’ascoltatore. The Modern Age Slavery suonano in maniera cinicamente precisa, con suoni ben bilanciati e un songwriting furioso quanto schizoide e allo stesso tempo in circa 38’ la band non sembra mai perdere il controllo, la rotta del proprio andare. “1901” è l’anno della morte della regina Vittoria del casato di Sassonia Saxe che morì decretando l’inizio del Modernismo in filosofia. “The First Mother” lascia già intendere che questo album dal punto di vista tematico è un primo capitolo ma di una trilogia. Un concentrato di idee, filosofia, di Erich Fromm, eventi storici e futuri saranno il sale dei prossimi due capitoli. Posto che i testi, non da meno la copertina, hanno un carico di significati e logiche, l’album sul piano strettamente musicale è una bordata spietata, tecnica, cattiva e arrembante nella sua forma finale. “1901 | The First Mother” esce per Fireflash Records, divisione della Atomic Records.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10