(Cursed Monk Records) C’è una storia tanto affascinante quanto contorta dietro questo concept del tedesco Eric McQueen, la mente che si materializza nei The Montain Kings, progetto che giunge al quinto poderoso lavoro. “The Smell of Stars and Vomit 2” (variante di“The Smell of Stars and Vomit” e di “The Smell of Stars and Vomit 25”, edizioni di questo album rispettivamente compattate in un lungo pezzo o divise in venticinque…) è diviso in due brani (prima e seconda parte), ciascuno di durata superiore ai quarantacinque minuti, ovvero all’apparenza un formato poco fruibile e complicato (peggio ancora l’edizione con un unico brano!). Ma quando si racconta una storia del genere, la suddivisione in più canzoni di minore durata perde senso… dopotutto a chi interessa in quanti capitoli viene diviso un bellissimo libro d’avventura? Non a caso l’edizione “25” probabilmente esiste solo per sottostare a selvagge regole commerciali, ma -davvero- ha poco senso frantumare questa esperienza in capitoli. La storia narrata parla di un astronauta al lavoro fuori dalla capsula in orbita; a un certo punto l’uomo dello spazio viene colpito e spinto via dall’astronave, con una accelerazione tale da allontanarlo bruscamente dalla terra, la quale rimane un bagliore sfocato in lontananza. Dopo diverse ore di vagabondaggio cosmico senza controllo, il protagonista rivede i fotogrammi della su vita e capisce che questa si sta per concludere, nel silenzio siderale del cosmo infinito. Ma la morte non sopraggiunge, anzi, delle radiazioni cosmiche fondono individuo e tuta spaziale in un’unica entità, dando inizio al vero viaggio verso quel buco nero che attende con eterna avidità. Il primo album dal 2014 che Eric compone completamente da solo, in totale isolamento pandemico, spostandosi da una chitarra pesante a linee di basso melodiche, in un costante clima atmosferico ricco di varianti e annegato in una sublime oscurità. Percorsi ritmici suggestive, linee vocali eteree, effetti coinvolgenti, sassofono incisivo, ambientazioni di provenienza jazz, arpeggi tetri, luccichii che emergono dalla profondità siderale che iniettano dettagli alla progressione musicale. Un racconto sonoro che dura un’ora e mezza abbondante, composto da un mix tra musica psichedelica, elettronica, doom e drone. Un’opera che alimenta dipendenze chimiche consistenti e percorsi mentali imprevedibili.

(Luca Zakk) Voto: 9/10