coptheoath(Sliptrick Rec.) L’incipit di “Never to Be Seen Again”, opener di “Consequences, riporta alla mente le cose maestose dei Behemoth, ma in definitiva i francesi The Oath si spostano su territori meno aggressivi, certamente blackened, ma con atteggiamenti sinfonici, maestosi e in alcuni casi tendenti a un progressive blando, per quella che è una buona esecuzione dettata da idee tipiche del melodic death metal. Buon album, a conti fatti, questo quarto dei The Oath. Un atto di potenza, ma anche di nobile e fiera maestria redatta da una formazione rodata dal punto di vista della composizione. Il comparto chitarre è ben strutturato: Leone e Da Silva suonano un riffing popolato da blackened, groove, thrash e death metal. Il tutto funziona sotto passaggi che spesso hanno un tocco symphonic blackened, rendendo ogni pezzo qualcosa dalla vasta portata. Melodie sempre epiche, a volte gotiche, ma è un atto di guerra continuo “Consequences”, come sottolinea il growl torvo (forse registrato un po’ sotto gli strumenti) di Pierre Leone, interrotto a volte da inserimenti clean di Romain Devaux, anche tastierista e autore di un buon lavoro. Potenza e un’agilità generale, vestite da un connubio melodic death e sympho-blackned, sono le caratteristiche essenziali per riassumere nel 2015 i tre lustri di attività per i lionesi.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10