(Season of Mist) Pare che questo EP sia stato scritto nel 1999, ma la morte di Frédéric Guillemot, batterista, ha abortito la sua nascita. Ad ogni modo i pezzi di “The End” avrebbero dovuto avere posto anche in quello che sarebbe stato il primo album della band parigina, “The Nameless Disease” del 2003 che seguiva il debutto, un demo EP intitolato “The Blossom” proprio del 1999. Tre album in studio hanno restituito celebrità ai The Old Dead Tree. Loro sono un esempio di come il gothic incontri il dark, il rock, metal e soprattutto come il tutto abbia delle radici doom che in “The End” si palesano in maniera espressiva. In certe soluzioni, forse anche nelle linee vocali, c’è un’assonanza con gli Anathema di un tempo. “The End” segna un ritorno e al contempo un tributo al passato che si chiama Frédéric Guillemot, il batterista morto per sua stessa mano. Manuel, Nicolas e Raphael riprendono un discorso che era stato abbozzato insieme a Frédéric. Ritornano su quelle atmosfere pensate, scritte, mai rese reali. Tutto riemerge in questo lavoro dilatato nella sua poetica e colmo di melodie. Chitarre che raccontano, narrano e melodie che emergono da ogni angolo. C’è molta foschia, malinconia, probabilmente ricordi lacernati, ma nella musica si ritrova un discorso che mette ordine, anche nei sentimenti visibilmente inseriti dai tre musicisti, più un paio di sessionmen, chee infondono personalità alle canzoni. Un DVD documentario allegato al CD, spiega questo grumo di sentimenti. “The End” è meraviglioso, e si spera non una fine meravigliosa. La band si fermò nel 2008, proprio nell’incapacità di non ragionare su un quarto album, poi nel 2013 in occasione dei dieci anni di “The Nameless Disease”, Manuel Munoz, voce e chitarra, Nicolas Chevrollier, chitarra, Raphael Antheaume, batteria, e Gilles Moinet, al basso, ritornarono on the road per eseguire l’intero album. Che sia “The End” il ritorno o la fine, venti anni sono proprio racchiusi qui dentro.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10