(Osmose Productions) Le chitarre dei The Ominous Circle sono granitiche e protagoniste di una coesistenza tra death, black e doom metal. I portoghesi costruiscono robuste composizioni, con l’aggiunta di una batteria dallo stile abbastanza snello. Il cantato è un growl profondo, fosco e c’è l’aggiunta dello scream a rendere il clima sulfureo. The Ominous Circle hanno pubblicato un album d’esordio otto anni fa e sempre con Osmose. Questo ritorno appare interessante perché oltre alla forza e impatto delle chitarre, comunque abili a creare trame melodiche nel loro lavoro, “Cloven Tongues of Fire” è un gioco continuo di atmosfere. Si passa da scenari tipicamente death metal a fasi con blast beat fiammeggianti, con echi slayeriani, per poi cadere in low-tempo malinconici o angosciosi. Pur non dimostrando una tecnica sopraffina, la formazione portoghese spinge forte o con decisione. Le parti ritmate sono possenti, quando invece ci sono trame melodiche accese e vivide, si respira l’influenza del death più oscuro e malsano con richiami a scenari ritualistici in stile black metal. Da reputare certe parti dell’album nelle quali i The Ominous Circle operano con dei buoni arrangiamenti, come l’armonizzata coda finale di “Through Tunnels Ablaze” e lo spettrale e malefico intermezzo che ne segue, “In Ira Flammae Devoratur Qui Salvatur”. Anche “Writhing, Upturning, Succumbing” si distingue per essere ben strutturata nelle atmosfere e dunque nel suo sfumare verso il ritual blackened death metal. “Cloven Tongues of Fire” e una porta verso è un turbinio di cose giunte da un mondo infernale e spietato.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10




