coptheoutsider(Autoproduzione) Andrea Cicala si appresta a fare qualcosa di proprio e investe tempo e  forse anche danaro per produrre un album, intitolandolo “My Own Four Walls” e firmandolo come The Outsider. L’ambizione di ogni musicista credo sia farsi conoscere, rendere nota la propria musica e oggi esistono tanti mezzi per ottenere questo. Il fatto che ve ne siano tanti, di mezzi, e contraddistinti da una forte concorrenza, si ritorna al discorso di essere autori ma non conosciuti. Di essere attivi, di avere pubblicato qualcosa, ma contemporaneamente dissolti nella marea di proposte che ogni giorno arrivano. Perché questo discorso per recensire l’album di The Outsider? Perché “My Own Four Walls” mi ha dato da pensare durante l’ascolto. Andrea si è presentato con assoluta semplicità e garbo, chiedendo una recensione, scusandosi addirittura per la qualità che non è certo paragonabile ad uno studio di registrazione vero e proprio“, ma allo stesso tempo si dichiara ” abbastanza soddisfatto del prodotto che sono riuscito ad ottenere“. Beh, ci mancherebbe che non sia così: i suoni sono nitidi, alcuni forse un po’ carichi, la produzione è buona nonostante si avverta una coesione dei suoni non professionale; nonostante ciò il lavoro di Andrea, svolto come musicista e tecnico/produttore (ha registrato e missato da solo), si rivela positivo e degno di trovarsi sullo scaffale di qualsiasi negozio di dischi (o CD, se preferite, o digital store, se proprio volete). La musica proposta non è facile da catalogare. A metà tra un rock semi-psichedelico, in più momenti, e vagamente prog e un metal blando, non chiassoso, moderno, pulito, veloce, a volte, lento, spesso, e con inserimenti di elettronica, davvero tanta, The Outsider è qualcosa che sembra ripercorrere diverse sfumature del metal. Alcuni scorci, quelli più grigi e malinconici, mi hanno ricordato gli Anathema di “Judgment”, ma anche i Nine Inch Nails di una decina di anni fa. Forse anche i Metallica, ma a dire il vero ho ricordato molte cose, ma il punto è che la bussola dello stile di questo lavoro gira impazzita, perde il polo magnetico e segue campi di forze sonore davvero imprevedibili. Inoltre c’è anche un altro aspetto (forse più una sensazione personale) in questi 40′, cioè la preponderanza della musica anche a discapito delle parti cantate. Sembra quasi un lavoro strumentale “My Own Four Walls”. Vi assicuro che dentro vi resta molto della musica e delle trovate dell’autore, mentre il cantato passa via in molti frangenti. Forse perché Andrea non è un cantante vero e proprio, tuttavia non pensiate che sia stonato o inadatto, al massimo sulla vocalità potrebbe ancora lavorarci. La musica è comunque ricca. Ci sono parti metal assistite da synth per nulla banali e i ritmi spesso sono un puntiglioso e brillante accompagnamento alle melodie. Confesso che ai primi due ascolti sono rimasto perplesso prima e annoiato poi. Dopo altri due ascolti ho completamente cambiato idea e credo che sia stato determinante proprio l’attenzione ai particolari delle rifiniture, per non parlare dei suoni a tratti vicini a Pink Floyd o riducendo a cose moderne direi Tool, Porcupine Tree e via dicendo. Rock e metal, spunti assortiti e continui: questo album ha bisogno di avere 40′ del vostro prezioso tempo e state sicuri che dopo non li dimenticherete. Tornando al discorso iniziale vorrei approfittarne (sempre che Andrea, il quale non conosco, non se la prenda per questo mini-editoriale nello spazio che parla del suo album) per dire che è un piacere avere una garbata richiesta di recensione e trovarsi poi di fronte ad un piccolo gioiello. A volte capita il contrario, cioè che la richiesta non proponga un piccolo gioiello e la reazione alla recensione sia una protesta che scade nell’insulto. Ma questi sono altri, qui si parla di The Outsider, ed è un’altra cosa.

https://myspace.com/andreatheoutsider
https://soundcloud.com/andrea-heisen-w-hartwell
http://www.youtube.com/user/AndreaTheOutsider?feature=watch

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10