(NoiseArt Records) Oggi il ‘pirate metal’ va fortissimo, e si moltiplicano i gruppi dall’atmosfera e dall’immagine marinaresca: ma i tedeschi The Privateer sono precedenti a questa nuova moda (l’anno di fondazione è infatti il 2007), e in questo loro terzo full-length presentano in fondo un sound più ‘tradizionale’, evitando soprattutto il cantato alla Long John Silver che onestamente sta un po’ iniziando a stufare. Dopo l’evocativa intro di rito, “Where Fables are made” ci offre un power/folk metal molto sveglio e arrembante, in buon equilibrio fra le varie tendenze del sound, che spaziano dagli Ensiferum agli Eluveitie. “Draft of the Strange” segue sentieri maggiormente legati al pagan, con un break acustico che fa sognare; “Arrival” ha un approccio epico, molto da soundtrack. Ancora bei violini per la più ritmata “Ocean of Green”, mentre “Survival of the Quickest” si gioca la carta, diventata però ormai canonica in dischi come questi, dell’inasprimento in senso black di certi passaggi. Belle atmosfere anche per lo strumentale “Derelict”, il cerchio si chiude con “The Island, it’s calling”, dove è ancora una volta protagonista il violino. Anche grazie all’evocativa copertina di Felipe Machado Franco (per una volta sono con lui!), The Privateer confezionano un prodotto completo e accattivante.

(René Urkus) Voto: 7,5/10