copthescintilla(UDR/Steamhammer) Strano disco, quello che mi ritrovo fra le mani. Per come la leggo nelle note promozionali, la storia è più o meno questa: affascinato dai temi del film “Scintilla”, uno sci-fi horror di produzione britannica, Bill Byford avrebbe contattato Andy Sneap per la formazione di un ‘supergruppo’ e la composizione di una manciata di pezzi ispirati alla pellicola. Mi sono un po’ documentato su internet e ho visto che il film ha ricevuto dappertutto critiche che vanno dal negativo al pessimo, tanto che è già stato rilasciato in dvd e difficilmente arriverà mai nei cinema italiani (come pure annunciato). Non avendo in ogni caso avuto la possibilità di vedere il film, mi concentro allora sull’album… che però non mi convince del tutto. I brani sono otto (più “No Rest for the Wicked”, tolto pari pari da “Call to Arms”); in generale si tratta di una sorta di hard rock venato di metal un po’ dilatato nelle atmosfere. “Scintilla (On back Heart)”, che apre le danze, è naturalmente prodotta benissimo, e se non fosse per i chitarroni modernizzanti potrebbe essere un mid-tempo degli ultimi Saxon. L’atmosfera è comunque relativamente briosa, grazie a delle keys squillanti, e non mi sembra adattarsi a un horror fantascientifico! “Beware the Children” è un mid-tempo solido, con belle armonie vocali e un tappeto di tastiere che talora emergono in primo piano, sopravanzando le chitarre. “Some Nightmare” è una power ballad un po’ prolissa, ma comunque con un buon refrain; con “Angels” siamo praticamente in territorio hard rock puro, con vaghe reminiscenze House of Lords. Finalmente con “Pariah” abbiamo un po’ di velocità e le chitarre a farla da padrone, mentre la conclusiva “Life in Vain” ritorna sui territori del resto dell’album, sempre con una certa solennità e lentezza, ma un refrain ancora più leggero, da piena dimensione soundtrack. Onestamente sono un po’ in difficoltà nel giudicare “Hybrid”, e proprio per la sua natura sfaccettata già annunciata nel titolo. Non mi sembra adatto per accompagnare la visione di un horror. Biff è libero naturalmente di fare ciò che vuole, ma tranne per un brano questo non è un disco da fan dei Saxon. Non so quanti appassionati di hard rock vi si avvicineranno sapendo che al disco partecipa il cantante dei Saxon e che il tutto è legato a un film horror. Alla fine i brani sono ok, anche se mancano di vera verve: “Hybrid”, questa ‘stranezza’, si riduce a una cinquantina di minuti di hard rock un po’ pesante che decolla solo a tratti. Forse, a conti fatti, ci si poteva aspettare un po’ di più.

(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10