(Eclipse Records) Dopo sei o sette anni di attività, finalmente con una label. Gli americani The Stone Eye portano il loro sound al prossimo livello, verso una meritata visibilità, coinvolgendo con il loro mix a cavallo tra le epoche, epoche anche molto lontane tra loro, sia per stile musicale che stili di vita. “South Of The Sun”, infatti, ha un legame importante con certe sonorità vintage, anni ’70 (anche precedenti), ispirate forse a qualche capitolo di artisti come Frank Zappa… ma l’album guarda dall’altra parte dell’oceano rispetto alla nativa Philadelphia, sull’altra costa, nei pressi di Seattle, con il suo grunge, ovvero un sound apparentemente in totale contrasto con quello di due decenni prima. Ma questo quartetto ci riesce brillantemente, riuscendo a divagare tra l’altro anche verso teorie psichedeliche, stoner e, a tratti, anche sludge. Vintage e più vintage che mai “Who’s There”, rock’n’grunge con “Halfway House”, ma è il singolo “Catatonia” che mostra davvero quella fusione trans-epocale della quale la band è capace. Deliziosamente assurda “Witches & Raptures”, un brano che sa essere bluesy e southern, ma anche ricco della decadenza grunge, oltre che imboccare strade imprevedibili e palesemente alternative. Intima ed oscura, dannata e deviata “60/26”, mentre la title track si lascia andare a melodie sognanti, quasi eteree, melodie che si legano ad ogni tempo… senza davvero volerne abbracciare uno in particolare. Irresistibile il groove tuonante e pulsante di “Aleutian Summer”, mentre si rivela più apocalittica con i suoi riff pungenti “Presence of the Mind”, un pezzo che successivamente evolve diventando un soft rock ricercato, un po’ bluesy, un po’ jazzy, decisamente ipnotico. Rock di tempi lontani, vibrante nuovamente psichedelico con “Ethereal Visions”. Intima, folky ed etnica “Homage to Micah”, scatenata con manie psicho-punky “Riots”. Trionfante ma malinconica “Gone Away”, pezzo con delle bellissime melodie seducenti, prima della conclusiva “Saylo”, brano atmosferico, soft, rilassante, capace di condurre in una lontana ed invitante dimensione onirica. Interessanti, identificativi, provocanti. Tanto diretti quanto complessi, tanto fruibili quanto enigmaticamente progressivi. Musica che cattura immediatamente per il ventaglio di dettagli famigliari, portando poi lontano, molto lontano, attraverso alettanti percorsi ignoti ed forse ancora inesplorati.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10