(Sleazy Rider Records) Riprendono il nome dalle dottrine esoteriche di Aleister Crowley, ma i greci Thelemite non sono un gruppo gothic o black: anzi, fin dalla nota stampa non nascondono la propria passione per una certa band britannica… in questo loro secondo disco andremo diverse volte vicini al plagio. La opener “Unholy Steel” si richiama, guardate un po’, ai Priest… ma non a quelli degli anni ’80, a cui si richiamano tutti: qui siamo di fronte a un omaggio agli ultimi Priest (almeno da “Painkiller” in poi), quelli dai suoni più moderni e taglienti, con qualche tastiera di sottofondo e qualche (minimo) effetto nelle chitarre. “In For The Kill” deve invece moltissimo a “Defenders of The Faith”, e sembra quasi un montaggio fra “The Sentinel” e “Some Heads Are Gonna Roll”; come è facile immaginare, “Anatolia” disegna qualche evocativa trama mediorientale. La power ballad “I Love Death” viene su arcigna e ruvida; fuori posto, ma non disprezzabile, il doom sabbathiano di “Eternal Evil”. “Exile” è fin troppo scoperta nel citare “Painkiller” (il brano); “Violator” è una specie di versione 2.0 di “Jawbreaker”… si chiude con la più moderna e ammiccante “Psycho”, che ha i toni del modern metal (o, se volete, di “Jugulator”…). Non si tratta di un mero scopiazzamento, perché i Thelemite ci mettono comunque del loro… ma non possiamo trascurare il fatto che siamo di fronte a un disco estremamente derivativo.

(René Urkus) Voto: 7/10