(Steamhammer / SPV) Completano il percorso di definizione della propria identità gli internazionali Them, cosa già molto palese con il precedente “Return To Hemmersmoor” (recensione qui). Con il quarto lavoro la ex tribute band di King Diamond è arrivata alla svolta, ad una auto determinazione travolgente che mantiene eccitante questo horror metal immensamente teatrale. Questa volta la narrazione prosegue concettualmente da dove era arrivata con la trilogia ambientata nel 19° secolo… ma con un salto temporale in avanti, 120 anni dopo, verso la fine del secolo scorso dunque, con la discendenza del protagonista originale. Ed ecco che “Fear City” svela l’ambientazione, ovvero una New York degli anni ’80, infestata da prostituzione illegale, racket, droga, traffici illeciti di ogni sorta con un elevato livello di violenza e criminalità. La storia narra la ricerca, da parte di KK Fossor, del discendente di Witchhunter, il quale nel 1981 lavora come evangelista televisivo e si fa chiamare Peter Thompson… scatenando subito un immaginario di tematiche del metallo anni ’80 irresistibile. Horror. Tenebre. Dannazioni e redenzioni. Fantasy. Crime fiction, un mix esplosivo che si scatena su brani pungenti, dinamici, spesso farciti di riff speed metal e tempi tirati, tuttavia capaci di ritornelli esaltanti ed aperture melodiche avvolgenti intensificate anche dalle tastiere. Il vocalist, anziché puntare solo sugli acuti laceranti che lo associano indelebilmente a King Diamond, questa volta sfrutta le sue ampie capacità e predilige un tono più oscuro, accelerando quindi quella transizione da tribute band delle origini a act perfettamente indipendente e ricco di identificabile originalità. Dopo l’intro, “Flight Of The Concorde” e “Welcome To Fear City” offrono un incedere thrashy, con un ritornello che inietta una componente power metal. Esaltante e meravigliosamente ottantiana “Retro 54”, molto tecnica e glaciale “Graffiti Park”, si invadono ambiti prog metal con la suggestiva “191st Street”. Inquietante l’atmosfera di “The Crossing Of Hellgate Bridge”, massacrante il lavoro del batterista (Steve Bolognese anche dei Ross the Boss, entrato in line up l’anno scorso) su “Death On The Downtown Metro”, brano che arriva ai blast beats, una strizzata d’occhio al black metal quindi che si ripete con i riff penetranti dell’incalzante “The Deconsecrated House Of Sin”. In chiusura, favolosa la drammatica e particolarmente teatrale “In the 11th Hour”. Quattordici tracce, di cui cinque brevi passaggi narrativi che alimentano il vigore della storia narrata: stilisticamente disinibiti e non più legati ad alcun schema fisso, i Them suonano heavy metal ad ampio spettro. Un heavy metal farcito di tenebre, sangue, violenza ed horror… come dovrebbe essere, un heavy metal potente, capace di essere veloce, epico, robusto, tecnico e persino virtuoso, mettendo quindi in mostra una band senza limiti, una band che domina una ampia gamma di stili heavy, dai più classici ai più estremi, mescolandoli, intrecciandoli, combinandoli e abbinandoli poi ad un impatto visivo impetuoso!

(Luca Zakk) Voto: 8/10