(autoprodotto) One man band di Mattia Pavanello (Heavenfall, ex-Furor Gallico) che si addentra nei meandri tetri, fumosi e malati di un doom crudele, a tratti drone, vagamente noise e in qualche modo post. Siamo al secondo lavoro, il primo full length dopo l’EP “LXXV”, e sembra quasi impossibile -nonostante l’esperienza dell’autore- che un debutto -specialmente in questo genere un po’ affollato ed abusato- possa risultare così devastante, efficiente, coinvolgente e assurdamente spirituale. Le cinque lunghe tracce sono un equilibrio instabile tra sporcizia tipicamente doom ed una serie cinica di suoni cristallini (la componente drone/industrial e post), puliti, definiti… ed è esattamente questo che rende provocante “Obernuvshis’ ” L’ossessivo esce dall’opprimente del doom decadente e brilla di malattie tipicamente drone. La pesantezza crudele è tutta lì, ben radicata, ma non nega di amare i suoni, le melodie, le idee imprevedibili che portano tutto verso una direzione astrale, quasi come se gli inferi si innalzassero verso il cosmo… o i corpi celesti decidessero di collassare verso le viscere della terra generando un inferno di dimensioni apocalittiche. Non contento, l’autore inietta idee in un certo senso cinematografiche (effetti, sample di dialoghi e scene) e questo contribuisce all’efficacia ed al coinvolgimento generale di chiunque si avvicini a queste sonorità. Tre quarti d’ora putrefatti ma estremamente brillanti. Mai ripetitivo o noioso nonostante la dimensione ossessiva sia una parte integrante e fondamentale della release. Questo attingere con intelligenza da generei ormai appiattiti per dare vita ad una creatura nuova, eccitante, maledetta e sadica ha un che di geniale, di personale e stimolante. In“Obernuvshis’ ” queste caratteristiche si parano prepotentemente davanti all’ascoltatore, quasi con arroganza, bullismo, antipatia. Ed illimitato magnetismo.

(Luca Zakk) Voto: 8/10