(Heidens Hart Records) Il Belgio non è certo paese nuovo a gruppi che fanno del black metal, nella sua accezione più epica e pagana, il proprio credo. Formazioni come Ancient Rites ed Enthroned sono infatti riusciti, negli anni, a presentare album personali e di ottima qualità. Su questa scia si pone anche il progetto Theudho, ora portato avanti dal solo J.S. che di “De Roep Van Het Woud” è unico compositore ed esecutore. Quinto album completo di una carriera iniziata nel 2004 e costellata, tra l’altro, da numerosi EP e split, l’ormai ex formazione belga non è però mai riuscita ad emergere del tutto nel panorama del genere. Fedele ancora una volta alla causa del black metal, in questo album la formula utilizzata nei precedenti episodi non viene snaturata ma, anche in questo caso, la scommessa sembra vinta solo a metà. “De Roep Van Het Woud” non è un album brutto o noioso in assoluto tuttavia dà costantemente l’impressione di non riuscire a decollare del tutto. Le canzoni sono ben composte e altrettanto ben eseguite eppure falliscono nell’intento di accendere l’entusiasmo dell’ascoltare. Un disco che scorre senza alti o bassi degni di nota, tra sezioni più tirate e parentesi più epiche, quasi a citare i compianti Bathory, senza lasciare un segno tangibile nella memoria. Forse la causa è da imputare ad una certa linearità di fondo nelle soluzioni adottate, dal tono della voce troppo monocorde ad arpeggi e riff che mai riescono a convincere fino in fondo o colpire l’immaginazione. Nota positiva per il libretto ricco e confezionato con cura e per i suoni, curati in fase di mastering dal buon Dan Swanö che però, da soli, non riescono a risollevare le sorti di questo “De Roep Van Het Woud”. Da un progetto con ormai ha sulle spalle quasi 15 anni di esperienza era lecito aspettarsi qualcosa in più.

(Davide Galli) Voto: 5,5/10