(ViciSolum Productions) Nasce come one man band questo progetto greco ma apparentemente dislocato negli USA. Leonidas Diamantopoulos ne è l’artefice e questo “Theurgia” è un maestoso e complesso debutto, un esempio sublime di death metal sinfonico, che in qualche modo porta alla congiunzione e reciproca fusione delle sonorità di bands quali Septicflesh, Cradle of Filth, Moonspell, Darkend e… The Monolith Deathcult, il tutto con un twist progressivo non certo trascurabile. Certo, Leonidas non fa tutto da solo: qualche assolo lo suona Gabe Pietrzak (Pyramid), c’è un vocalist citato nei credits, tal Cezar Moreira… ci sono voci femminili, violini, sassofoni… è quindi difficile pensare che tutto fuoriesca da computer e synth vari… anche se la cosa -al giorno d’oggi- è tutt’altro che impossibile. In qualsiasi modo questo disco sia stato suonato, il risultato è monumentale! Dopo l’intro (la title track), una traccia come la favolosa e progressiva “Abyssaoth” offre così tante sfaccettature e dettagli, da contenere materiale per un disco intero… di una band ‘normale’. “Aesahaettr” ha un sentore epico, quelle voci femminili così catchy, quegli arrangiamenti così incalzanti. Drammatica, teatrale e super melodica “Acephale”, “Lenore” risulta micidiale e maledettamente catchy… con idee che solo Cradle e Dimmu sanno normalmente proporre. Oscura “Heptacletus”… e se pensate che la sopra citata band olandese non c’entri nulla, allora varie parti dell’intensa “Melmoth” confermeranno la mia teoria. Per un’opera così complessa e ricercata, i testi ovviamente non possono essere banali: “Theurgia” indica l’opera divina (in greco), e l’intero lavoro si erige su fondamenta neoplatoniche, offrendo una serie di atti magici che mirano a collegare l’anima dell’uomo alla gerarchia degli esseri superiori, conducendo all’entità suprema, all’unico, all’Uno. Dietro ogni brano c’è una storia che narra di lotte combattute dai mortali per avvicinarsi al mondo divino. La narrazione dietro ogni canzone di questo album è legata in un modo o nell’altro alla lotta dei mortali per avvicinarsi alla divinità e al mondo oltre, spesso attraverso modi non ortodossi e discutibili, culti mistici e rituali deplorevoli, il tutto con personaggi inventati o meno, sempre e comunque legati alla letteratura classica. Un disco micidiale, capace di una eleganza crudele e di una poesia cinica e perversa, il tutto dentro un turbinio di potenza sonora destabilizzante: un disco colossale, imponente, capace di crescere a dismisura dopo ogni singolo ascolto.

(Luca Zakk) Voto: 9/10