copTonyTears(Minotauro Records) Attendevo con ansia l’uscita di questo “Follow The Signs Of The Times”, ultimo album di Tony Tears, progetto nato nel 1988 per volontà del compositore e poli strumentista Antonio Polidori. Alcuni mesi or sono, ho avuto modo di conoscere la musica di questo artista quando ho avuto la possibilità di ascoltare e recensire la raccolta “Music From The Astral World”, anch’essa edita dalla Minotauro Records, rimanendo affascinato dalla commistione tra doom, psichedelia e progressive rock contenuta in essa. Questo nuovo lavoro segue più o meno le medesime coordinate, accentuando però sensibilmente la componente heavy e riducendo di conseguenza le parti recitative in stile Antonius Rex, mentre resta evidente l’influenza dei Goblin, grazie alla presenza massiccia di sintetizzatori e hammond che rendono l’atmosfera incredibilmente tetra. Le canzoni appaiono più dirette, sotto il profilo della fruibilità ma anche molto raffinate, sia dal punto di vista tecnico che nella cura degli arrangiamenti. Ne è un esempio l’opener “Mark Of Evil”, dal ritmo incalzante e dagli intrecci strumentali che mi portano alla mente i primissimi Mercyful Fate. Sugli scudi la maiuscola prova vocale di David Krieg, capace di passare da parti rabbiose ad altre baritonali, fino ad arrivare al falsetto nello spazio di pochi attimi. Decisamente più doomy, la successiva “The Road To Research” è caratterizzata da un riffing iniziale alla Saint Vitus, interrotto da repentine accelerazioni, valorizzate anche questa volta dalla voce versatile e ricca di pathos di Krieg. Pesante e precisa la sezione ritmica, ad opera di Regen Graves, che si occupa sia delle parti di basso che di quelle di batteria. “Demoniac Puppets” è uno strumentale estremamente tetro di matrice Goblin. Tutti gli strumentali presenti nell’album sono suonati interamente dal solo Polidori. “Blind Love For A Medium” è aperta da un sinistro arpeggio che accompagna vocals nuovamente baritonali, che diventano più aggressive nelle parti elettriche, cadenzate ed estremamente heavy. “Deep Misantrophy” è uno strumentale dominato da belle linee di basso sulle quali via via si inseriscono le tastiere e la chitarra. Con “Queen Of Darkness” torniamo su sonorità decisamente doom, con riffs lentissimi e vocals epiche ed evocative, fino al cambio di tempo nel finale, che diventa un mid tempo che richiama ancora i Mercyful Fate. “Covenant Of The Lords Of The End” è un altro strumentale, dal riffing sabbathiano, fughe chitarristiche e tastiere settantiane . “Armageddon” è una cover dell’omonimo brano di Paul Chain, presente su “Detaching From Satan”. L’album si conclude con “Outro (The Awakening Of The Soul), breve strumentale pregno di atmosfere inquietanti, dominato da un triste assolo di chitarra. Un disco che segna un’ulteriore evoluzione nello stile di Tony Tears, che mescola alla perfezione le sonorità horrorifiche degli anni ’70 con bordate di metal classico tipiche degli anni ’80. Insieme a “Strange Here II” degli Strange Here, un’ulteriore dimostrazione che la scena doom in Italia gode di ottima salute e professionalità.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10