(High Roller Records) I Trappazat sono una delle pochissime band rimaste al mondo a non avere neanche una pagina sull’Encyclopedia Metallum (per non parlare di un sito o di un myspace): tutte le informazioni derivano soltanto dalla lunga e non troppo interessante nota promozionale scritta dal cantante Paul Britton. Il nostro ripercorre con tono avvelenato la breve storia di questa formazione NWOBHM inglese, il cui unico lascito alle vicende dell’heavy metal sono due concerti e le otto tracce qui presentate (sia in vinile che in lp): agli inizi degli anni ’90 l’album fu edito solo in cassetta e con la prestazione vocale di un altro cantante, oggi ci viene invece presentato il disco così come doveva essere. La domanda, del tutto ovvia, è: ma c’era davvero bisogno di raschiare il fondo del barile fino a questo punto? Sfido qualunque die hard defender ad esaltarsi per la musica dei Trappazat, prodotta male e surclassata da centinaia di altri prodotti sempre di nicchia ma sicuramente più validi. La titletrack riempie lo stereo dei più classici fraseggi di scuola inglese, ma questa apertura mostra tutta roba strasentita e interpretata un po’ stancamente. Meglio la lunga parte strumentale di “1 am D.O.A.”, con un respiro ampio. “Breakout” è un’altra lunga cavalcata dove le cose migliori sono ancora le sezioni strumentali (chissà che ne direbbe il singer, così caustico con la propria antica band…). Incisiva, veloce e finalmente breve “Possessed”; l’autocelebrativa “Prisoners” potrà avere un bel refrain ma non può certo risollevare le sorti del disco. “From Dusk till Dawn” ci insegna ancora una volta che l’amore per l’underground non può e non deve trasformarsi in una automatica esaltazione per dischi mediocri come questo.

(Renato de Filippis) Voto: 5,5/10