(Century Media Records) Un lascito, un testamento. Il principale compositore, il solitario Jonathan Hultén ha recentemente lasciato i Tribulation, ma questo quinto album porta ancora la sua firma, una firma poi amplificata e resa ancor più misticamente tetra dal resto della band, la quale ora mantiene due elementi storici (Johannes Andersson, voce e basso – Adam Zaars, chitarre) aggiungendo il nuovo chitarrista alla recente new entry dietro le pelli. Certo, vedremo come andrà il futuro, come sarà il sesto lavoro di una band che ha perso uno dei membri fondatori nonché princiaple compositore, ma “Where The Gloom Becomes Sound” segna un traguardo, mette in mostra i Tribulation di oggi, la loro crescita stilistica, con tutto il loro divagare tra le tenebre, tra il sonno eterno ed una ipotesi di nuova vita. Sta tutto tra la morte e la resurrezione questo disco, capace di esplorare quei meandri tanto misteriosi quanto oscuri, tanto spaventosi quando sensuali ed eccitanti, indubbiamente attraenti. I cinque elementi, il giorno e la notte, la vita e la morte, la luce e la sua assenza, le ombre e quegli inquietanti riflessi luminosi. Il mondo terreno e la profondità misteriosa dell’aldilà, fino alle catacombe più putride e sulfuree. Catchy ed incalzante “In Remembrance”, dettagli favolosi rendono “Hour Of The Wolf” un capolavoro capace di riesumare ed glorificare il passato della band, con eccitanti melodie imprigionate nei meandri più profondi del mistero dell’esistenza. Incalzante “Leviathans”, con la sua eccitante negromanzia ed i suoi inaspettati cambi e deviazioni. Tenebrosa ed ipnotica “Dirge Of A Dying Soul”, suggestiva la perversione del gingle “Lethe”, rock macilento, molto aggressivo e progressivo con “Daughter Of The Dijnn”. Gothic rock dal sentore liturgico e maledetto con “Elementals”, brano reso intenso da chitarre soliste impattati. Sensazioni tanto funeree quanti divine con “Inanna”, idee stravaganti con l’avvincente e fantasmagorica “Funeral Pyre” prima dell’aggressiva e coinvolgnete conclusiva “The Wilderness”. Una produzione (curata da Tom Dalgety – Ghost, Rammstein) infinitamente carnale conduce verso un autunno senza fine. Luna piena. Pipistrelli impazziti, ululati fuori controllo. Atmosfere che prendono per mano e accompagnano scendendo verso quel putrido interrato dove poter incontrare il vero senso dell’amore, un amore perverso, deviato. Irresistibilmente mortale. Ed è qui che la mestizia, la decadenza, la tristezza diventano puro suono: un suono erotico, tagliente ed avvincente. È qui che tutto il romanticismo delle tenebre muta e diventa musica esaltata da un glorioso senso trionfale!

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10