(Osmose Productions) Mettere in copertina l’ayatollah Rouhollah Khomeini e intitolare l’album “The Great Satan”, ovvero la definizione coniata nel 1979 proprio da Khomeini nei confronti degli USA, è un messaggio eloquente. Shayan, chitarra e voce, è iraniano ma vive in Inghilterra da tempo e proprio in questa nazione forma i Trivax. In Iran la musica metal è vietata, ma non è l’unica cosa a esserlo! Tre album all’attivo e “The Great Satan” è una critica, anzi è un urlo rabbioso, violento, contro la classe dirigente teocratica iraniana. È anche e soprattutto un inno alla ribellione, esposto attraverso un miscuglio di death, thrash e black metal, dai tratti prevalentemente muscolari, con un’esecuzione articolata. Gli stessi pattern di batteria sono strutturati, estrosi e contribuiscono a questi risvolti tecnici nell’esecuzione. Con “The Great Satan” i Trivax suonano in maniera più forte e pesante che mai e dal punto di vista stilistico gli intrecci tra i vari stili del metal sono ben lavorati. Quando pesta senza ritegno, il trio sembra una vera forza della natura, nonostante sia capace di creare momenti interessanti anche con la potenza a giri ridotti. Quando si giunge alla conclusiva “Taman Shob”, outro dell’album, si ha la sensazione che il concetto di blackened death metal per questo lavoro è riduttivo perché i Trivax suonano con una decisione tecnica considerevole.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10