(Soulseller Records) I norvegesi Tulus hanno una storia particolare. Nacquero nel 1991, andarono avanti un po’ di anni pubblicando tre dischi, per poi mettersi in pausa artistica. Ma i membri non si riposarono certamente, tanto che emersero bands quali Khold e Sarke, senza tralasciare una certa condivisione del personale. Infatti il trio che compone i Tulus, vede Sarke (Thomas Berglie) e Crowbel (Stian M. Kråbøl) che suonano anche con le altre due bands, mentre basso e chitarra sono nelle mani di Blodstrup (aka Gard, Sverre Stokland) che è anche frontman dei Khold. I più attenti, spulciando in rete, si renderanno conto che, tra le altre cose, la moglie di Blodstrup/Gard è anche l’autrice dei testi sia dei Khold che dei Tulus! Quindi una cosa tutta in casa, in famiglia, sostanzialmente sempre le stesse persone in grado di dare vita a tre dimensioni diverse. L’ultimo dei Khold ormai risale al 2014, “Til Endes” (recensione qui) mentre l’ultimo dei Sarke è cosa recente, “Gastwerso” è infatti uscito alla fine dell’anno scorso (recensione qui )… ed è proprio con i Sarke che si sente una in qualche modo vicinanza stilistica: black metal alla base, ma massicce sono le tendenze black’n’roll, tanto che il sound dei Tulus è in qualche modo risalente a vecchi Sodom, a Motörhead… ma in una direzione più decadente e prettamente nordica. Punkeggiante e scatenata “Hel”, pulsante e catchy “Jord”, provocante “I havet hos Rån”. “Flukt” è un interessante black metal apocalittico e furibondo il quale si lascia iniettare da delicate tastiere, mentre la parte ritmica rimane solidamente fedele ad a sonorità estreme tradizionali. Suggerimenti folky “Folkefall”, un brano cadenzato con un basso micidiale, divagazioni teatrali ed un groove dal sentore irresistibilmente epico. Ancora musica dal sapore folk con il lungo intro di chitarra classica di “I hinmannens hånd“, seguito da un mid tempo pungente e coinvolgente. Oscura “Grunn grav“. Doomy e pesante “Ild til mørkning”, un brano corto che comunque non si nega il diritto di accelerare e diventare destabilizzante. Old school senza rispetto con“Villkjeft”, mentre la conclusiva “In memoriam” si disperde in scenari tetri, un po’ funerei, un po’ scintillanti. Album breve, aggressivo, scatenato e graffiante. Un black metal che finge di essere ignorante, ribelle e sgraziato… ma che in realtà ha un’anima di black’n’roll ottimamente concepito, sferzato da linee di basso monumentali, provocazioni melodiche suggestive e chitarre cristalline che in qualche modo creano un ponte di connessione con un rock molto più classico. Una mezz’ora elettrizzante!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10