(Karisma Records) Sempre attivi, creativi, diversificati ed eclettici, i norvegesi Tusmørke tornano con il sesto album, a soli sei mesi dallo stranissimo “Bydyra” (recensione qui), il quale fu una parentesi stilistica molto caratteristica. Il nuovo lavoro abbandona l’oscurità di “Hinsides” (recensione qui) e torna alla teatralità epico-folk tipica della band. “Fjernsyn i farver” esplora la luce ed i suoi concetti filosofici, il tempo e la materia… il tutto in un contesto brillantemente psichedelico, come solo la band di Benediktator sa fare. La title track è posta in apertura (il titolo significa “Televisione a colori”) e si abbandona subito ad un pulsante rock ricco di influenze prog diffuse in un groove micidiale tempestato da suoni spaziali, in perfetto stile Hawkwind. “Kniven i kurven” (ovvero “Il coltello nel cestino”) ha un atteggiamento maledettamente settantiano, con un ritmo di base meravigliosamente vintage dance, il quale presenta un basso potente, incisivo, avvolgente… senza dimenticare una libertà vocale del frontman ed i consueti strumenti etnici che innalzano tutto a livelli fantastici. Introspettiva “Borgerlig tussmørke! (“crepuscolo civile”), molto psichedelica “3001”, un brano con un rock isterico, instabile, sconvolto, un assoluto rituale cosmico. Suoni caldi in contesti nordici pieni di ansia con “Death Czar”, mentre la conclusiva “Tøyens hemmelighet” è coloratissima, molto dinamica, allegra e festosa. Tutto sommato l’album più ‘normale’ dei Tusmørke: per quanto riguarda i testi, siamo sul deliziosamente assurdo (per chi capisce la lingua deve essere uno sballo mentale sublime), mentre a livello musicale… un altro stranissimo e sballatissimo disco dei Tusmørke: una fusione fuori tempo di vintage e modernità folk-digitali convertite in una geniale creatura sonora irriducibilmente analogica.

(Luca Zakk) Voto: 8/10