copTwinAtlantic(Red Bull Records) GLA. Codice aeroportuale di una Glagow che mette sulla strada questa band che arriva al quarto album. Se cercate metallo furioso, growl selvaggio, shred impazzito, allora siete nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Se, invece, cercate, o apprezzate, un rock sincero, piacevole, mai pesante ma nemmeno spudoratamente commerciale, allora i Twin Atlantic hanno qualcosa da dirvi, qualcosa da farvi sentire, qualcosa che -tra le altre cose- possono sentire anche gli altri, qualcosa che non irrita il prossimo, che non vi costringe ad ascolti in totale isolamento per evitare le furie di vicini e/o conviventi. Un album autobiografico, non tanto perché parla degli autori, piuttosto -come il titolo suggerisce- per la descrizione della città natale, di quella società odierna, di come si vive e come ci si sente nella moderna multi etnia e multi cultura tipica di una grande città europea. Parlano delle loro origini i Twin Atlantic, quindi… forse, parlano davvero di loro stessi, esaltando l’autobiografia, rivelando chi sono e cosa li ha creati. Musicalmente siamo davanti ad un vero rock, un rock maturo, un rock non scontato o pensato per i canali radio, un rock nel quale scorre sangue bollente, un rock con sentimenti, intimo e personale: dopotutto non puoi descriverti se usi una forma d’arte pre-confezionata, a meno che non ci sia proprio nulla da descrivere, con il significato intrinseco che questo concetto nasconde. Ma pollice in alto ai Twin Atlantic: la registrazione analogica si sente, c’è quella deliziosa sporcizia che con il rock va a braccetto, esaltata da una line up essenziale (voce, chitarra, basso e batteria) che spinge l’immagine rock a massimi livelli. La voce di Sam è potente ma schizoide, come si sente immediatamente nella opener “Gold Elephant: Cherry Alligator”, un brano grezzo ma curato, potente ma melodico. Si sentono piacevoli radici blues su “No Sleep”, mentre sono forti le pulsazioni di “You Are The Devil”. Rock estremamente classico con “Ex El”, mentre un’ombra oscura di stampo dark wave fa capolino sull’ottima “Valhalla”. Grande lo sfogo su “I Am Alive”, impegnata “Whispers”, sincera “A Scar To Hide”, potente “Missing Link”. In chiusura c’è il sound grezzo di “The Chaser” seguito dall’intensità, in chiave diretta, di “Mother Tongue”. Rock. Semplicemente rock. Rock che parla di argomenti rock, che parla di strada, di città, della notte. Della vita e forse della morte. Argomenti che sono sia il punto di partenza che quello di arrivo del rock. La sua origine ed il suo destino. Il suo alfa ed il suo omega.

(Luca Zakk) Voto: 8/10