(autoproduzione) Emergono dalla scena romana e da un progetto di Andrea “Aerioch” Di Nino, cantante che attraverso l’incontro con Marco Gulluni, multistrumentista, fissa le coordinate d’azione dei Tyrants. Oggi un quartetto e con due demo e il full length “Ruchus” alle proprie spalle, i Tyrants passano a una nuova tappa evolutiva rispetto al passato. Agli albori e per due demo si è distinta come una black metal band, mentre ora i suoni sono stati ripuliti per dare risalto a un songwriting strutturato, variabile che solo lontanamente tocca il black metal, per magari assestarsi su piani vicini al melodic-symphonic metal, e proprio il symphonic aleggia ovunque e crea il mood generale. Il distacco dalle sonorità black metal è avvenuto già all’epoca di “Ruchus”, con “Union” si determina l’indole quasi prog dei quattro musicisti anche attraverso l’idea del concept che pervade le canzoni. Sei composizioni, con “Cordoglio” divisa in cinque movimenti per venti minuti totali, nelle quali si privilegia la melodia, l’elaborazione di riff e pattern ritmici mutevoli. Di Nino si esibisce principalmente in scream e cantando essenzialmente in italiano, nonostante però nell’album figurino due pezzi in inglese. I riff sono piacevoli, assimilabili e anche nelle loro fasi cangianti, altrettanto vale per il comparto sinfonico. La musica ha una sua coesistenza tra base ritmica, riff e synth, spesso capace a creare momenti drammatici, vagamente teatrali e mélo.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10