(Novecento Prod.) Cinque anni dopo “Il Primo Volo” gli Umbra Noctis tornano con un nuovo album. Un nuovo atto black metal che non è solo tale. La band si caratterizza per un black metal si glaciale e oscuro, come poi il genere stesso vuole che sia, ma con cospicue dosi melodiche che danno un’impronta alle strutture dei pezzi. L’aspetto melodico non è altro che un heavy più sporco del normale. Il tutto è coronato da un cantato in italiano fatto di scream e parti chiare. “Via Mala” è vestito da una copertina incerta, ma possiede della musica forte e potente. Un po’ come il black metal dei primordi: qualcosa di selvaggio e ferale, cinto da melodie laceranti. Di black c’è anche la registrazione che rispetta appunto un’approssimazione forse voluta o dettata dai mezzi, con una batteria purtroppo penalizzata, ma in fin di conti è black metal e se si ama il genere ci si abitua. In ogni caso le chitarre ruggiscono, il basso è piuttosto udibile e la vocalità di Filippo Magri ci arriva senza ostruzioni. La freddezza di “Via Mala” è evidente e grazie a quelle distorsioni cupe, alla vecchia maniera, gelide. Innevate. “Il Sentiero del Cervo” ha una struttura variabile, anche se è “Spirale” a meritare un cenno per la sua costruzione variegata, frizzante e al di là del black metal, oltre a un testo piuttosto profondo. “Maree” poi possiede una coda acustica che dona alla canzone uno scorcio di intimismo, visto che dura quasi undici minuti. I pezzi, sette in tutto, raggiungono un minutaggio importante. Il solco si ‘accontenta’ di quattro minuti e di cinque e mezzo “Nami”, poi per il resto si arriva ampiamente tra i gli oltre sei e appunto dieci e passa minuti. Dunque della musica che si dilata, si estende nel tempo e sfianca l’ascoltatore piombandolo in una landa ostile e dominata dall’ombra della notte.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10