(Dusktone) Funeral Doom. Basterebbero queste due parole per descrivere l’ottava prova in studio marchiata Until Death Overtakes Me, progetto solista principale del polistrumentista belga Stijn Van Cauter. Quattro tracce per oltre un’ora di musica decadente, con l’unico scopo di annichilire l’ascoltatore grazie ai suoi riff dilatati oltre ogni misura ed orchestrazioni tanto avvolgenti quanto sulfuree. È appunto un viaggio senza speranza quello che ci attende ma che, se percorso con la giusta dedizione, sarà capace di regalare profonde emozioni. Questo “Missing” non è affatto un album semplice o veloce da digerire; vuoi per il genere ostico, vuoi per il minutaggio elevato assegnato ai singoli capitoli. La giusta chiave di interpretazione è, a mio modo di vedere, quella di lasciarlo scorrere in sottofondo durante una grigia giornata invernale, liberando la mente da ogni pensiero. Solo in queste condizioni la musica dell’artista belga sarà in grado di rivelarvi ciò che ha da dire. Album tuttavia non esente da difetti; la struttura dei singoli brani è, a tratti, davvero troppo lineare e prevedibile persino per il contesto nel quale ci troviamo. Un maggiore sforzo dal punto di vista compositivo avrebbe certamente alzato l’asticella del risultato e, forse, donato alla sesta prova in studio di Until Death Overtakes Me, maggiore personalità e brillantezza. La sensazione, terminato l’ascolto, è quella che Stijin Van Cauter in questa sede si sia limitato a svolgere in modo quasi accademico il proprio compito, lasciando l’opera quasi allo stato grezzo, incompiuta. In conclusione non posso che suggerire questo “Missing” ai veri amanti del genere, che sono certo sapranno cogliere ciò che di buono questa prova ha da offrire.

(Davide Galli) Voto: 6,5/10