copvadikan(Metal Scrap Records ) Vadim Pashutin (ex-Gross Grolland, chitarrista ed anche produttore) concepì questo progetto musicale a metà degli anni 2000. Il tempo e l’evoluzione della formazione, nella quale è entrata Yulia Tikhomirova, voce, ha modellato una band dalla forte connotazione gothic e in alcuni frangenti di natura modern metal e che finalmente approda ad un debut album. “Hydrargyrum” non è un album fantasiosamente innovativo, ma riconosco che fa la sua ragguardevole figura. Canzoni personali, fatte di melodie che non si somigliano quasi mai tra loro e permettendo all’ascoltatore di differenziarle e riporle nei depositi della sua memoria. “Hydrargyrum” presenta una serie di pezzi interessanti, collocati nella prima metà dell’album, cioè l’opener “Break the Templates”, “A Kiss Across the Eyes”, la title track (ottimo esempio di elettronica a supporto del metal). Si distingue anche “Autumn Again”, pianoforte, arpeggi di chitarra, voce. Un ritratto soffuso, tenue, docile, arrangiato con grazia. La strumentale “Suspense” presenta una sorta di progressive con suoni molto elaborati. Il tipico brano che non ti aspetti. Oltre ai due musicisti già citati, interviene anche il basso di Ilya Filipyev e addirittura dei violini in giro nei pezzi (vedi “Wicked Love”, altra canzone che presenta una coda di tipo prog). La Tikhomirova canta in russo, lingua che se avete avuto modo di ascoltare attraverso altre pubblicazioni provenienti da quella nazione, sa essere molto musicale e fluente. I Vadikan risentono in alcune melodie di una forte ascendenza del doom inglese dei primi anni ’90. Quel genere di epica malinconia spunta spesso fuori, sotto la responsabilità della chitarra di Vadim Pashutin, il quale offre anche ottimi assoli. Già nove anni di attività e solo due demo, prima di “Hydrargyrum”, ma il trio ha covato bene nel sottobosco musicale metal, sbocciando con un lavoro abbastanza delizioso.

(Alberto Vitale) Voto 7/10