(Reaper Entertainment) Il metal ed il folk sono due stili ormai si sono abbracciati tanto tempo fa, dando vita a innumerevoli bands, ad innumerevoli interpretazioni, le quali tuttavia alla fine appaiono molto simili tra loro. Miscugli a parte, purtroppo trani, il folk è quasi sempre di matrice nordica e/o legato a saghe del medioevo, con una impostazione musicale abbastanza prevedibile, seppur divertente e sicuramente coinvolgente. Poi ci sono i finlandesi Valkeat che sanno spingersi oltre, verso una nuova dimensione di metal e folk, di energia e tradizione, di sinfonia e teatralità. Certo, anche questo loro secondo disco,“Fireborn”, è un album folk metal, ma contiene dettagli identificativi, impostazioni stilistiche originali, un incedere narrativo superlativo ed una ampiezza sonora che spazia dai concetti più classici del genere arrivando a dimensioni atmosferiche pazzesche, lasciando che le influenze possano attingere da un folklore che nella sua essenza non è mai stato vincolato dai confini ‘politici’, ma -partendo da una radice- si è sempre evoluto con il naturale vagabondare umano, con quella bellissima magia che è l’evoluzione delle culture e delle tradizioni. “Fireborn” canta di saghe di terra finnica: le canta, le narra con teatralità coinvolgente (la title track è un esempio grandioso), inserendo momenti gloriosi, degni di onore, assetati di sangue, di giustizia, di conquista… ma anche di amore e legame con la terra e la sua bellezza. “Moraš” spicca per quell’ambient sferzato da un dark electro folk irresistibile. Gloriose “My Crown” e la super catchy “Tribe”. Sognante e malinconica la stupenda “Swan Song (Lemminkäinen)”, incalzante e ricca di divagazioni moderne la bellissima “Ukko”, incantevole “Karjalan Kunnailla” cantata in lingua madre. Concepita per le arene “Summer Nights”, misteriosa e surreale “Iku”, puro ambient sferzato da una oscurità tribale con ”Tule Kokko”. Conducono lontano capitoli come “Thunderbird” o “Kuolematon”, mentre è poderoso, oltre che bellissimo, il senso di nostalgia della conclusiva “Land of Falling Leaves – Song up the Skies”. Registrato in maniera poderosa, “Fireborn” offre emozioni, una incontaminata e vastissima gamma di emozioni. Il folk che evolve dentro il suo essere tradizionale, con il metal che incalza nella sua essenzialità, il tutto in chiave narrativa e decisamente cinematrografica: un album poderoso, che descrive la terra di origine con luminosissimo -quasi accecante- senso poetico.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10