(Ektro) Immaginate di entrare in un museo, o meglio nell’area di una mostra di arte moderna… dove l’arte non è legata ad opere di stampo classico/tradizionale come quadri, sculture o affreschi, ma un’arte complessa, dinamica, moderna ma anche antica, luminosa ma priva di luce ed oscura, gioiosa ed infinitamente dolorosa… ma prima di tutto dinamica. Un’arte che evolve, si muove, respira. Arte con un battito cardiaco irregolare. Arte che viene sottoposta ai vostri occhi, ma anche alle vostre orecchie. Al vostro tatto. Alle vostre emozioni, a tutti i sensi. “Young Dionysos” è un’opera composta da cinque tracce, alcune lunghissime, altre relativamente brevi. Non ci sono strutture della canzoni, non ci sono riff e ritornelli. E non ci sono nemmeno strumenti musicali ovvi. Tutto esiste e si materializza per stimolare i sensi, delle esperienze percettive ultraterrene, anche se legate con un filo invisibile alla quotidianità dell’eternità carnale umana. La title track è noise. Rumori. Impatti cinematografici e teatrali… colonna sonora per una mente che immagina cose, sensazioni, eventi, fatti, violenze ed omicidi. “Drumwork” (registrata in varie chiese del nord della Spagna durante un pellegrinaggio) ridefinisce il tribale, o forse torna all’origine stesso del termine, materializzando pulsazioni catartiche intense. “Overture” è drammaticamente rituale, ecclesiastica, devota. “Bacchanale”, dopo il fanatismo di “Vine Song”, porta tutto su territori quasi elettronici, con un tappeto ti percussioni fenomenale. Ebbi modo di incrociare l’arte del pittore ungherese Sándor Vály tempo addietro, grazie ad una collaborazione con l’artista visuale Éva Polgár (recensione qui). Ed infatti è proprio l’arte in senso trasversale che rimane tale, in questo lavoro, il quale è parte di un più largo progetto audiovisivo, un progetto che combina musica, dipinti, sculture, danza ed azionismo. Non a caso lo stesso Sándor avvisa che la release non è fatta per intrattenere, anzi, chi cerca intrattenimento viene invitato ad andarsene mentre tutto si focalizza tutto su un’esperienza catartica dove domina il dolore, componente essenziale di ogni creazione umana. E se ci guardiamo attorno, se pensiamo alle nostre origini culturali, alle nostre conquiste, alle nostre scoperte c’è veramente solo un denominatore comune. Chiamatelo sacrificio, chiamatelo atto eroico, chiamatelo disperazione… ma sempre è un’alter ego della sofferenza. Del dolore. Ed il dolore, ammettiamolo, scatena nell’uomo emozioni strane… tra queste: estasi, euforia, ebbrezza. Il dio Dionisio, per l’appunto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10