(Autoproduzione) Benvenuti nella terra di Vandor! Giovane band svedese gestita dai fratelli Bjerde, i Vandor si pongono di fronte all’ascoltatore (a partire da una copertina che poteva andare bene sui demo di venti anni fa…) con un onesto power metal vintage. Dopo la breve intro, “Wrath of the Night” ha davvero lo spirito dell’europower fine anni ’90, con pattern veloci, tastiere che suonano come clavicembali e vocals squillanti, da qualche parte fra i primissimi Sonata Arctica e i Dreamtale o i Celesty. Tra l’altro il break mostra anche la volontà di non suonare esattamente come una copia del passato. Ha lo stesso fascino scandinavo “Beneath the Sky”, lucida nel suo lungo refrain, ed è vincente anche il chorus di “Possessive Eyes”, presente alla fine della scaletta anche in versione acustica. Quasi 14 minuti per la suite “Uncover the Earth”: la linea portante ha qualche influsso prog, ma con bei momenti sia acustici che più intensi. Certo, non siamo di fronte a un capolavoro di brano, ma si riesce a seguirlo dall’inizio alla fine con passione. Complessa anche “Serving their Needs”, mentre la quasi titletrack “The Land of Vandor” ha dei sinceri momenti rhapsodyani di symphonic fantasy metal. Per i nostalgici di ‘racconti leggendari’…

(René Urkus) Voto: 7/10