(Pulverised Records) Inizialmente pensavo che questo quartetto fosse americano. Mi ricordava una commistione di death a stelle e strisce e death di matrice tedesca. Insomma, una via di mezzo tra Morbid Angel e Necrophagist per intenderci. Invece scopro che i Vanhelgd sono svedesi. In effetti molte cose ora hanno un senso, soprattutto la voce e le tematiche (d’altra parte cosa vogliamo aspettarci visto che il nome del gruppo è il termine svedese per la parola ‘dissacrato’?). Man mano che l’ascolto è andato avanti ho sentito riferimenti pesanti agli Asphyx ed ai primi Entombed (anche qui la voce ricorda il gruppo svedese per antonomasia). Non so, ma ho sempre portato enorme rispetto al death svedese, un genere che sa comunque essere ironico e leggero nonostante le tematiche trattate non siano delle più felici. Anche con i Vanhelgd sento questa empatia, una forte affinità con la musica proposta, dove morte e disprezzo e divertimento si mischiano a formare un’atmosfera che è peculiare solo di questa scena. Perché mi immagino questa musica suonata live in qualche improbabile locale, senza transenne, zero distanza dal pubblico e birra a fiumi, ma soprattutto tonnellate di sana goliardia e voglia di divertirsi con la musica. E in questo i Vanhelgd fanno esattamente il loro dovere, grazie a dei canoni seguiti alla lettera senza mai sgarrare per un album onesto seppur non innovativo.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10