(Transcending Obscurity Records) È puro caos l’ottavo album degli americani Veilburner. In undici anni di attività si sono dimostrati molto prolifici, sempre in grado di reinventarsi con il loro metal estremo che abbraccia il death, il black, l’avantgarde e l’industrial, materializzando un assalto sonoro mostruoso, incessante, travolgente, annichilente. Brani di consistente durata massacrano senza pietà l’ascoltatore: marziale la title track, isterica e inquietante “Pestilent Niche”, ricca di tecnica “Da’ath Ye Shadow Portrait”, tra doom e psichedelia “Ouroboreal Whorl”, saluta con un impeto disumano la conclusiva “…Reeking of Tragedy”. Musica sicuramente lontana da una visione commerciale, lontanissima dai gusti delle masse, musica così complessa e geniale da apparire ermetica e magari non facilmente digeribile. Ma entità come i Veilburner confermano che da qualche parte, nel sottobosco delle sonorità più estreme, c’è energia, c’è un fuoco che brucia, c’è la garanzia di trovare proposte lontanissime da regole, canoni noti e prevedibilità di sorta. Mani fuori dai canoni più consolidati.
(Luca Zakk) Voto: 7/10




