VD Booklett.indd(Massacre Records) Avevo completamente dimenticato l’esistenza dei Veni Domine: del resto, la band svedese non si faceva vedere dal 2007, anno in cui uscì il più che dignitoso “Tongues”. Oggi la Massacre ripesca gli svedesi, che si presentano sul mercato con un disco difficile, lento, complesso, che svela il proprio potenziale soltanto dopo diversi ascolti, e che a un esame superficiale apparirebbe soltanto lento e prolisso. Si comincia con i dodici minuti di “In Memoriam”, lenti ma maestosi, molto più hard rock che doom: un referente recente potrebbero essere gli inglesi Touchstone. Soprattutto nei momenti più rarefatti e in quelli acustici, i nostri indovinano alla grande toni e atmosfere, rendendo l’ascolto gradevole nonostante gli innumerevoli cambiamenti interni al brano. Solido progressive in “Hope”, addirittura alla Rush, mentre con “Last Silence before Eternity” abbiamo toni più duri, vagamente vicini a quelli dei Symphony X. In “The Hour of Darkness” tornano alcuni elementi doom rock, che vanno a costruire un brano con larghi ed espressivi vuoti sonori; il disco si chiude con una nuova versione di “Oh great City”, brano originariamente contenuto nel debut “Fall Babylon fall”, che conserva tutto il proprio fascino mistico e mediorientale. I Veni Domine non saranno mai l’idolo delle folle metalliche, si tratta di una band troppo celebrale e involuta per attirare il grande pubblico: ma se il prog rock più cupo e fumoso vi intriga, questo “Light” è certamente pane per i vostri denti.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10