(Sliptrick Records) Se dici Veonity, dici il power metal più classico e ortodosso che si possa immaginare: a meno di due anni da “Into the Void”, gli svedesi tornano con il terzo disco della loro breve ma spumeggiante carriera. La lunga e variegata titletrack, che non spinge troppo sulla velocità, ricorda spesso i Gamma Ray più ‘adulti’; ritmata “Starborn”, con un ritornello ‘a due voci’ fra singer Anders Sköld e cori. “Sail away” ha qualche godibile passaggio quadrato e folk oriented, mentre “Gates of Hell” è gioiosa fino all’happy metal e ai Power Quest. Dal canto suo, “Warrior of the North” ci mette un po’ di quell’epica pacchiana che difficilmente stona in lavori come questo, muovendosi fra Rhapsody of Fire e Sonata Arctica; altro ritornello vincente per “To the Gods”, poi l’inno alla Freedom Call “United we stand” chiude con brio questo disco onesto e positivo. Non posso che ripetermi: è ovvio che i Veonity non inventano nulla, è ovvio che sono degli epigoni, è ovvio che il loro disco finirà soltanto nelle mani di chi già sente power dalla mattina alla sera… ma fra le ‘terze leve’, gli scandinavi sono quantomeno fra quelli che ci credono di più.

(René Urkus) Voto: 7,5/10