(Mighty Music) Il buon Carlo Verni, meglio noto com D.D. Verni, bassista degli intramontabili Overkill, ha deciso di fare qualcosa di potente, graffiante, travolgente… ma personale, con il proprio nome, senza l’impostazione stilistica degli Overkill. Un musicista ed autore come lui non ha certo problemi nel reinventarsi e, in questa occasione, lascia emergere melodia, potenza, energia ed una bella dose di follia senza i confini stilistici della band principale. Per dar vita a questa sua creazione ha chiamato Ron Lipnicki, il precedente batterista degli Overkill, ed un ventaglio di chitarristi di tutto rispetto: Jeff Loomis (Arch Enemy), Angus Clark (Trans Siberian Orchestra), Jeff Waters (Annihilator), Bruce Franklin (Trouble), Mike Romeo (Symphony X), Mike Orlando (Adrenalin Mob), Steve Leonard (Almost Queen), e Andre “Virus” Karkos (Dope) il quale cura anche le chitarre ritmiche. L’album è una specie di metal scoppiato e sconvolto. È una versione più melodica e contorta dei Motörhead, mantenendo comunque un feeling decisamente Overkill, passando per un buon livello di nervosismo punk. “Fire Up” è una deflagrazione immediata: tirata, feroce, un assalto frontale che si manifesta con riff possenti, assoli schizoidi (di Mike Orlando) ed un refrain che non perdona. Puro punk ignorante con “Miracle Drug”, anche se l’assolo non è per nulla ignorante, anzi! Nervosa ed instabile “Off My Leash”, una bomba che sta per esplodere. Rock che trasuda adrenalina, ma anche epico e provocante con “(We are) The Broken Ones”. Il songwriting degli Overkill emerge con “Lost In The Underground”, mentre ecco un heavy rock oscuro e cattivissimo con “The Party of No”. Originale il dark southern di “Night of the Swamp King” prima del cambio verso un metallo tetro che mi ricorda “The Years of Deacay”. Plateale e corale, quasi un inno, la power ballad “We Were Young“, un momento di ‘relax’ prima della schizofrenia di “Slow My Ride” e del power hard rock che troviamo sulla conclusiva “Heaven Calling”. La verità dietro questo album è l’inarrestabile eclettica creatività di Verni, il quale non solo ha un curriculum impressionante con gli Overkill, ma ha pure diversi lavori con il side project The Bronx Casket Co. Verni, grazie a questa sua creatività, riesce a dare vita a molta musica che magari non si sposa con il sound delle due band, che non può essere pubblicata in un format definito dalla carriera ben salda degli altri progetti, Overkill in primis. Pertanto la decisione di riversare ‘tutto’ su “Barricade” è sensata, considerando la schiettezza, freschezza e sincerità del sound di questi dieci ottimi brani. Una cosa che emerge , già dal primo ascolto, è che sia Verni che i suoi ospiti si sono divertiti un sacco nel registrare questo disco: un divertimento che persiste e che avvolge immediatamente l’ascoltatore!

(Luca Zakk) Voto: 8/10