(Osmose Productions) Da qualche parte a San Pietroburgo, qualcuno scrive e suona la propria musica da solo. È la scintilla, la one man band che poi diverrà una vera e propria band dal nome Veter Daemonaz. “Muse Of The Damned” è il primo album dopo una serie di pubblicazioni minori e trova ospitalità nell’attenta e da sempre devota al metal estremo ed anche all’underground Osmose Productions. “Muse Of The Damned” è black metal feroce quanto potente, suonato con la ferinità propria del genere. La produzione è lontana dall’essere perfetta e quando i Veters accelerano, ecco che chitarre, basso, batteria diventano una fiammata sprigionata da catrame ribollente. Le distorsioni sono fredde, il cantato è espresso in un harsh spettrale e infiammato. L’atmosfera è quella di calderoni che bruciano, con fiamme che danzano spingendosi verso l’alto. Veter Daemonaz eseguono qualche passaggio neo-pagan oppure tinto da un’epica esaltata, oscura, mistica. Il drumming si mette in mostra con pattern non proprio standard, è infatti un insieme di spunti, di arrangiamento, nonché di selvaggi ma ben pianificati blast beat. “Twilight” spacca in due questo album, il pezzo è infatti strumentale privo di qualsivoglia distorsione per la chitarra. Brano d’atmosfera accattivante, misterioso. “Muse of the Damned part II” che chiude l’album mentre la prima parte lo apre, è un’altro passaggio di grande atmosfera dai connotati strettamente black metal. La coda finale prevede un inquietante arpeggio di chitarra acustica che si ode nel vento che soffia. La prima parte prevede anch’essa del vento in apertura, ma lo sviluppo strumentale è ben diverso. “Muse Of The Damned” è privo di incertezze, di banalità da debut album. Il black metal dei russi è foderato di carattere, di devozione al genere. Esordio raw ma ben suonato, carico di odio, di devastante forza, di selvaggia e mostruosa dannazione votata alla fiamma nera.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10