(Black Tears) Il thrash metal è inossidabile quanto immortale e i Vexovoid lo ribadiscono con un album esemplare. Formatisi in Toscana nel 2013, con la Earthquake Terror Noise pubblicano nel 2017 il debut album “Call of the Starforger” che offre evoluzioni stilistiche legate al suddetto genere. Nove pezzi con un paio di episodi dal minutaggio più sostenuto, cioè “Galaxy’s Echoes” e “Dead Planets Throne” nei quali i Vexovoid mettono al centro la tecnica che tratteggia i pezzi in una forma articolata e dalle rifiniture bilanciate, minuziose. I riff vengono trasportati da andature ritmiche energiche, veloci e da una linea del basso che riesce a riempire gli spazi del suono. Il cantato è un ringhio tagliente che padroneggia la scena. I Vexovoid creano repentini cambi e in essi spuntano influenze inattese come qualcosa dei Voivod o dei Vektor e Coroner. L’attitudine spaziale nelle tematiche quanto nella stessa copertina, rende un certo scenario al sound dei toscani. “Galaxy’s Echoes” potrebbe essere la “The Call of Cthulhu” dei Vexovoid, pur con un parziale cantato nel brano, docile nel suo incipit e rivestita dal freddo dello spazio profondo, la canzone emerge poi in evoluzioni mirabili e in una sequenza strutturale molto particolare. La velocità è un aspetto fondamentale dei Vexovoid, quanto lo sono gli assoli che abbondano nei pezzi. Tecnica e velocità sono elementi propri del thrash metal, emergono con forza in “Call of the Starforger” ed elevano questo album tra le cose migliori del genere technical thrash metal pubblicate in Italia. La Black Tears ristampa l’album in CD digipack con l’aggiunta di materiale bonus, ovvero l’EP “Heralds Of The Stars” del 2014.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10