copvictimsofc(Cyclone Empire) Pesante e letale. Lenta ed aggressiva. Questa è la descrizione di una ora di incrocio tra doom e death metal. Queste atmosfere melodiche, quasi gotiche che all’improvviso diventano bestiali, dannate, lacerate anche grazie ad un vocalist che riesce a proporre un ottimo growl ma anche un cantato pulito caratterizzato da una voce che trovo decisamente piacevole nella sua essenza malinconica e triste. Vengono da Malta, si formarono circa vent’anni fa, ma solo ora raggiungono il contratto discografico. Un’autentico calvario, quasi in linea con il moniker stesso. Sicuramente non sono l’innovazione, ma il loro sound è autentico, poderoso, estremamente godibile con quei riff lenti come l’eternità, aggressivi come la morte. L’album si compone di cinque pezzi, i quali vantano durate imponenti (superando spesso i dieci minuti) ma risultando sempre coinvolgenti, mai noiosi o ripetitivi. Mortale ed orientata a sonorità estreme “Chapter XXIII”, portale per l’accesso a questa monumentale esibizione di concetti tetri, lenti ed ipnotici. Stupenda “Tree Of Iniquity” con i suoi riff accattivanti intrecciati con ottime melodie. Opprimente, ampiamente doom, unta di sludge la lentissima “The Art Of Despair”. Bellissima anche “The Glorious Deceit”, la quale apre con un cantato pulito e melodico, chiaro tributo a Candlemass, per poi sfociare in un death/doom molto melodico e totalmente decadente. Un disco che mi è piaciuto, nonostante non apporti di fatto idee particolarmente nuove alla scena. Un album che risulterà irresistibile per i fans del genere, e che premia la band di tanta pazienza, convinzione e persistenza. E’ indubbio che il loro sound è estremamente valido, compatibile con la scena live, meritevole di quel contratto con una label come Cyclone Empire, meritevole dell’opportunità di farsi conoscere e dare seguito a questo interessante debutto.

(Luca Zakk) Voto: 7/10