(Avantgarde Music) Misterioso progetto tedesco dedito ad una specie di black metal ambientale, vagamente spaziale o comunque etereo. L’oscurità è dominante per questa pubblicazione riedita dalla Avantgarde in seguito ad una stampa originale di sole 100 cassette un paio di anni fa. Album intenso, contorto, ricco di suoni, inserti teatrali, una costante ed apocalittica evoluzione sonora a cavallo tra il brano e la sua introduzione, il suo inizio, il suo invito. E la sua fine. Il lavoro si presenta difficile e appetibile solo per palati esigenti e non comuni: la sonorità è costante, incessante, con le chitarre piene di riverbero tanto che gli accordi non mostrano progressione, fondendosi senza pietà: il drumming è strano, a tratti segna solo l’accento alle divagazioni ambient delle chitarre e delle tastiere (un esempio di questi due fattori è “Under the Dying Sun”). La title track è puro ambient, niente chitarre, niente drumming… solo qualche raro elemento corale sconvolto dagli effetti. Il blend migliore tra metal estremo (con linee vocali), ambient e black è sicuramente “Unto The Earth”, il quale comunque riprende concetti già sentiti su “Under The Dying Sun”. Lavoro molto strano dicevo. Musicalmente poco attraente, il disco sembra una colonna sonora di qualche bel film che fonde scenari cosmici con orrore e mistero. Preso in questo concetto di contorno, “Archaic Collapse” risulta interessante, quando preso da solo e fine a se stesso rischia di perdere mordente ed interesse. Non immagino come possa funzionare dal vivo, ma sicuramente è necessario avere un’ambientazione speciale, forse con elementi scenici, sicuramente con luci ben studiate (come fanno gli Ulver). Album che a me piace, invita al prossimo ascolto, ma da prendere con delicatezza ed intelligenza: il rischio della noia assoluta è ben presente, tanto quanto la chance del godimento assoluto.

(Luca Zakk) Voto: 6,5/10