(Sepulchral Voice Records / Dark Descent Records) Nel secondo album il death metal degli irlandesi Vircolac inizia ad assumere dei connotati molto interessanti, per nulla scontati e sicuramente molto identificativi. Certo, c’è quel sentore di grezzo e sporco, c’è quel sound ‘a motosega’ svedese, ma ci sono molte varianti, divagazioni, idee, impostazioni atmosferiche capaci di rendere il disco tutt’altro che prevedibile o strettamente legato al genere. Dopo l’inquietante intro “The Lament (I Am Calling You)”, la title track apre melodica, seducente, invitante… prima di esplodere in un assalto sonoro classico, ma spezzato da parentesi improvvise, break down intensi, fino a quel vagare con fare proggy dentro a tenebre impenetrabili. Addio alle vertebre con “Unrepentant”, trascinante “Our Burden of Stone on Bone”, un brano che svela con prepotenza un’anima doom assolutamente ben fatta e strutturalmente ben legata allo stile della band. Spietata, thrashy e molto old school “Comes to Pass, Nothing Shall Remain”, “Reflection” è diretta, spietata, impossibile non pensare ai Sodom, prima della conclusiva “She is Calling Me (I. War II. Death III. Redemption), una canzone complessa, teatrale, che mette in mostra una schiettezza destabilizzante, sia in ambito death che nelle aperture doom… fino a quel bellissimo spunto black’n’roll. Disco diretto, ma ricercato. Violento ma epico. Carnale ma tecnico. Molto tradizionale ma dotato di un twist più attuale, tanto che tra gli strumenti ospiti troviamo degli archi. È un bel disco? Beh, difficile dirlo con assoluta certezza in quanto si rischia di scontrarsi con pareri diversi e sicuramente soggettivi: però basta far suonare “Veneration” a tutto volume abbandonandosi alla violenza di un mosh micidiale, per capire che questo disco -anche al netto di gusti personali- è tecnicamente poderoso e musicalmente una bomba!

(Luca Zakk) Voto: 8/10