(Steamhammer / SPV) David DeFeis, titolare unico del nome Virgin Steele, compositore, multistrumentista, pubblica questo nuovo album il quale dal punto di vista concettuale e testuale racchiude in sé diverse significazioni. Innanzitutto la musica: Virgin Steele è ancora un concentrato a tratti sublime di heavy metal, hard rock e in misura ormai minore di power metal. L’opener “The Gethsemane Effect” è una sorprendente sintesi tra un hard rock e momenti prog anni ’70 che accoglie però il marchio dell’heavy metal. Le chitarre, di Edward Pursino e Josh Block, con il secondo che suona una sette corde, si fondono con interventi tastieristici e orchestrali e questi inserimenti tendono ad abbassare la musica a una sorta di rock di qualche decennio fa. Le melodie subiscono sollevamenti ed abbassamenti di stile e di tenuta. Questo brano è l’immediata istantanea di quello che saranno tutti gli altri e, va sottolineato, soffre del suo minutaggio, oltre sette minuti, proprio come la maggior parte degli altri pezzi. DeFeis a volte allunga il brodo e questa scelta non sempre paga. Questo aspetto è uno dei pochi limiti nelle scelte strutturali dei pezzi. ”The Passion Of Dionysus” giunge a circa un’ora e venti di musica e si sente che è un concept album, nel quale la figura di Dioniso emerge con il suo retaggio mitologico e religioso. La seguente “You’ll Never See The Sun Again” e diversi altri pezzi dei dieci totali, posseggono questo clima da epica antica, rock seventies, prog e heavy metal. La sintesi tra questi elementi prosegue altrove con qualche punta maggiore di heavy metal, ma è chiaro che l’album diventa un momento di stile o forse un’ambizione di stile! Virgin Steele è melodia, epica, è rock e heavy metal, in più è, secondo le parole del suo autore, un album che «si occupa del concetto di dualità. Dove qualcosa è contemporaneamente una cosa e il suo opposto… Ovviamente ha a che fare con Dioniso e, come suggerisce il titolo, la sua “Passione” o sofferenza, e la sua venuta a Tebe per vendicare il calunniare sua madre, oltre a punire il re di Tebe per aver negato il suo culto lì». In “The Passion Of Dionysus” c’è l’epica lotta tra forze gemelle per decidere restrizione e libertà, oltre a una generale considerazione su cosa è oggi la nostra società. Detto ciò sul piano testuale, che lascerebbe spazio a molte più ampie riflessioni, tuttavia lasciamo che sia la musica ad avere il suo posto da protagonista: Virgin Steele con “The Passion Of Dionysus” vuole comunicare un rock-metal di carattere melodico e alleggerito da qualche cliché per arrivare a una sorta di progressive artistico, passionale, filosofico a suo modo, ma con al centro la melodia. Forse non è un album per tutti, ma solo perché è prolisso!

(Alberto Vitale) Voto: 7/10