copvoices(Candlelight) Un nome ordinario per una band che forse non lo è, visto che in formazione c’è David Gray, batterista, membro di My Dyng Bride e Akerocke e poi i chitarristi Peter Benjamin e Sam Loynes, The Order Of Apollyon il primo e Akerocke e Diminished Fifth il secondo. A loro si è successivamente aggregato, dopo il 2011 quando i Voices si sono formati, anche il produttore Dan Abela (tra l’altro qui è bassista, ma di recente è stato il chitarrista di Sarah Jezebel Deva). Gente con un discreto bagaglio di esperienze, soprattutto è gente, anzi musicisti che provengono da esperienze artistiche dinamiche e non totalmente standard. Questo credo sia il motivo per il quale “From the Human Forest Create a Fuge of Imaginary Rain” sia un lavoro lunatico, ma in senso buono, cioè multiforme e comunque estremo. Siamo in un black metal che lancia bordate veloci a volte quasi cacofoniche, per poi sconfinare in trame maggiormente blackened death metal o addirittura intrise di un groove che ricorda una specie di post metal (“Fragmented Illustrations of Anger” oppure “Sexual Isolation”, un brano di quasi 11’). Sottraendo velocità e blast beat insistenti ai pezzi, i Voices li rendono oscuri, gli danno emotività, ma anche la sostanza black metal non è povera di melodie e contrappunti solisti che smarcano diversi passaggi dall’avere una modalità standard. C’è un buon coinvolgimento tra le melodie e gli atti estremi, inoltre Peter Benjamin si adopera anche nel cantato, sembrando un pazzo furioso che si è impossessato di un microfono. “From The Human Forest Create a Fuge of Imaginary Rain” è un lavoro estremo, lo è nel suo essere black metal (o blackened death metal che sia) e nel suo incedere in melodie sofferte e che  le cui linee a volte mi sembra peschino addirittura dalla migliore tradizione death/doom britannica di molti anni fa.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10