copvoidp(Apathia Records) I Void Paradigm non suonano in modo facile. C’è qualcosa di contorto o di strano nel loro sound. La specificità di questo essere strani risiede forse anche in chi vi suona: Jonathan Théry (Ataraxie, ex-Hyadningar, ex-Bethlehem) voce, Julien Payan (Ataraxie, Sordide, ex-Hyadningar) chitarra e basso, Alexis Damien (Pin Up Went Down, ex-Wormfood) batteria. Non gente qualunque dunque, esperienze e scenari diversi, stili e suoni variegati, ma più di ogni altra cosa musicisti con un’estrazione di realtà interessanti. A tre anni dal precedente album omonimo, i Void Paradigm rappresentano un passo avanti, uno sviluppo di stile che “Earth’s Disease” mostra in modo conturbante. I cinque pezzi che costituiscono l’album sicuramente hanno momenti che affascinano l’ascoltatore, eppure, contemporaneamente, non mancano parti nelle quali il desiderio di comprendere cosa ci sia veramente dietro queste maglie di black, balackened, thrash, death metal sia forte. A tratti si ha l’impressione di avere a che fare con una rilettura di quelle andature del riff tipiche dei Voivod, ma il tutto attraverso una chiave espressiva nuova o quanto meno diversa. Si, i Voids non hanno un genere primario e la cosa non ha una grande importanza. Del resto l’insieme della composizione dei tre si sviluppa, si è capito, attraverso un minutaggio consistente e questo rende ancora più necessario che l’attenzione dell’ascoltatore sia ben calibrata. La band riesce a capovolgere ogni cosa nella title track, quando passa dal suo sound di tipo mathcore a una sostanziosa coda finale di archi che accrescono ulteriormente quel senso di claustrofobia che l’album sviluppa. “Earth’s Disease” è una sorta di gabbia. L’ascoltatore vi entra e vi esce sempre, ma all’interno di essa le geometrie sono irreali e il senso di smarrimento è il prezzo da pagare. Durezza, rifiniture particolari, pezzi angoscianti sono la materia che i Void Paradigm padroneggiano

(Alberto Vitale) Voto: 8/10