(I, Voidhanger Records) “Tout Ira Mieux Sans Nous” contiene due composizioni che in realtà ne formano una sola. Due lunghi flussi per circa quaranta minuti nei quali i Void Paradigm costruiscono una struttura musicale in divenire e tende a modificarsi nel tempo. Abile esempio di materia mathcore, black metal, crossover, sperimentazione in stile jazz, il trio francese si dimostra nuovamente abile nel suonare con una certa fantasia e senza precisi schemi creativi. “Tout Ira Mieux Sans Nous” è al di fuori di una collocazione definitiva di un genere preciso e si lascia ascoltare anche per i suoni che lo formano. È bello avvertire la pienezza del basso, la chitarra agguerrita e vivace, la batteria precisa e sicura, fondersi poi insieme, lasciando percepire ogni loro nota prodotta nella sua interezza. La fabbricazione dell’album ha visto le registrazioni gestite da Alex Damien, il batterista della band, con Julien Payan, chitarra e basso, autore dei pezzi. Mixaggio e masterizzazione sono stati fatti poi altrove. Il cantante Jonathan Théry insieme al batterista Damien hanno contribuito agli arrangiamenti e il primo ai testi. L’album esprime un messaggio di nichilismo, “tutto andrà bene senza di noi” è appunto il significato del titolo. Critiche alla società moderna, all’uso esagerato della tecnologia, alla cieca vanità dell’essere umano. Il tutto attraverso questo flusso musicale che si decompone in pezzettini con tempi dispari, incalzanti, con riff che appaiono minimalisti e laceranti nelle loro distorsioni, fino poi a rimontare verso cavalcate possenti e con melodie drammatiche, inspirate ovviamente ai testi che le accompagnano. Quarto album dei francesi che segna una certa qualità esecutiva e concettuale, addobbata dalla copertina che riprende un’opera della scultrice Clarisse Griffon du Bellay.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10