(Century Media Records) Da parte di chi scrive c’è spesso l’abitudine, chissà quanto colpevole poi, di essere critico verso i live album. Decenni fa i live album avevano un valore ed erano pubblicazioni che diventavano addirittura fondamentali nella discografia, nella storia e nella fama di musicisti e band. Questo perché in essi costoro ampliavano la propria arte, oppure si lanciavano addirittura in stravolgimenti e rivisitazioni della propria musica incisa in studio. I live album sono stati una ulteriore prova delle capacità degli artisti. Oggi invece i live album, se non gli stesi concerti, sono una pedissequa ripresa di quanto suonato in studio. I Voivod sono tuttavia una band che in fatto di suoni e non da meno di esecuzione e stile, rientra in una categoria a parte. Proprio dal vivo ascoltare la chitarra di Daniel ‘Chewy’ Mongrain quanto lo era quella del compianto e mai dimenticato Denis ‘Piggy’ D’Amour, quanto può esserlo udire il rullare di Michel ‘Away’ Langevin è un’esperienza. “Lost Machine” ci mente proprio davanti a queste situazioni voivodiane, messe in scena dalla band il 13 luglio del 2019 a Québec City appunto in Canada. Voivod, discografia sterminata, livello di reputazione meritatamente immensi che anni fa certa stampa arrivava a spostare a livelli di un’impropria adulazione. Spesso infatti i Voivod venivano tirati in ballo in confronti con altre grandi realtà della musica, agitandoli come ‘superiori a…’ (ai Pink Floyd per esempio, giusto per citare un nome caro a loro stessi). Un esercizio che probabilmente portava solo danno ai ragazzi canadesi, creando nelle persone aspettative di confronto verso una band che tutto sommato faceva la propria musica, con i loro modelli nella testa e volendosi misurare solo con se stessi. Questo tirare avanti con le proprie idee, ha portato ai Voivod alla suddetta e meritata stima di noi metallari, nutrendo così per loro un sommo rispetto. Eccoli sul palco e non solo su quello canadese, infatti Michel “Away” Langevin svela che la band doveva esibirsi al Montreal Jazz Fest e Quebec City Summer Fest nel 2019 e per tanto registrarono le due esibizioni e alla fine ascoltando il registrato, la band sceglie la data canadese per una resa più solida. Tuttavia la versione svizzera di “The End of Dormancy” è stata mantenuta. Il Covid ha favorito i lavori di missaggio e masterizzazione di questo live e per tanto la sua apparizione nella discografia della band. “Lost Machine” non aggiunge chissà quale valore alla suddetta discografia, di certo però permette di capire quanto i Voivod dal vivo riescano a mantenere sound, atmosfera, in una sola parola la ‘resa’ di se stessi. Addirittura certi elementi punk spesso dimenticati quando si parla e scrive dei Voivod, riemergono come lo stesso ‘Away’ afferma. Tredici canzoni* e tutte magistralmente interpretate, perché l’ascolto di “Lost Machine” è assistere a un’interpretazione di un modello, di un’idea di un essere Voivod, anziché di una pedissequa esecuzione live di canzoni tanto care.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10

Tracklisting:

1. Post Society (07:50)
2. Psychic Vacuum (04:31)
3. Obsolete Beings (04:47)
4. The Prow (03:24)
5. Iconspiracy (05:21)
6. Into My Hypercube (05:24)
7. The End Of Dormancy (07:48)
8. Overreaction (05:11)
9. Always Moving (05:07)
10. Fall (06:38)
11. The Lost Machine (05:42)
12. Astronomy Domine (07:26)
13. Voivod (04:42)