copvoltumna(Autoproduzione) A volte le cose vanno fatte con criterio. Quante band metal ci sono al mondo? Tante. Quante riprendono temi, aspetti e altro legati a culture nordiche? Tante e lo fanno anche quelle band del Mediterraneo, del Sud America e di culture e paesi non del Nord Europa. Geograficamente il metal non si pone confini, ma una band emergente se vuol puntare anche ad un’immagine che sia messaggio, stile o aspetto, magari particolare, è bene che usi la testa e faccia delle scelte mirate. I Voltumna sono di Viterbo e forgiano la propria immagine, testi e tutta la propria iconografia sulla cultura etrusca. E’ il recupero di una cultura del passato, ancora avvolta dal mistero e comunque delle nostre terre. Niente Odino, paganesimo, boiate celtiche, ma gli etruschi. Non male come idea, buona intenzione come tratto distintivo e per poter sgomitare nella scena e mettersi in mostra. L’esordio “Damnatio Sacrorum” (la band viene già da un’altra pubblicazione) è un album di blackened death metal acerbo, violento, vagamente Behemoth primi periodi o i Septicflesh; più di tutto però i Voltumna manifestano alcuni tratti distintivi come una voce di tipo scream e che spesso duella con il growl, creando un doppio effetto vocale interessante, oltre ad un riffing vivace e teso a rinnovarsi di continuo. Chissà che in futuro non decidano di cimentarsi in qualcosa di “progressivo” o qualcosa di simile. Non è un lavoro statico questo album e l’aggressività è continuamente infusa nelle melodie nere e a tratti di taglio epico che effettivamente ricalcano scenari, miti, situazioni del passato. I testi sono un po’ oscuri, carichi di violenza, ma la narrazione diventa una mitologia arcaica ben inserita in questo tessuto compositivo dove spunti black metal vengono sorpassati da momenti di un death metal duro e tenace. Una sola cosa non mi ha convinto, i suoni. Troppo smussati e spesso mancano di pienezza, di spessore, ma tutto questo non evita di dare ai pezzi un aspetto pulito. La produzione è di Paolo Pieri (Hour Of Penance / Aborym). Le canzoni sono ben strutturate, forse non tutte riuscite, ma nel complesso “Damnatio Sacrorum” si avvale di uno spirito di iniziativa e capacità di arrangiamento dei musicisti di tutto rispetto. Addirittura figurano anche dei brakedown che in contrasto con la voce aspra e iraconda del cantante, offrono sprazzi di una modernità ripensata. Niente di troppo old style, ma di certo nessuna sonorità patinata o vuota, anche perché sembra che i Voltumna siano costantemente alla ricerca di un pathos o una vaga sensazione antica da poter infondere nelle composizioni. Da abituale ascoltatore di cose estreme, fa piacere sentire una band italiana che si impegna a realizzare un prodotto di carattere. Una possibilità se la meritano. Dategliela.

(Alberto vitale) Voto: 7,5/10