(Concreto Records) Blackened dal taglio sinfonico, ma solo in grandi porzioni dell’album e con tinte oscure, tenebrose. Qualcosa di teatrale in alcuni momenti nelle linee melodiche di “The Beast Manifesto”. L’uso della doppia voce, growl e scream, oltre a inserti di voce femminile, con impennate verso il black metal, tanto care ai Cradle Of Filth dei primissimi anni, rendono i VST una proposta gotica e occulta, maestosa al contempo. Formazione messicana che pesca dall’Europa e specificamente dai Cradle Of Filth e qualcosa dagli ultimi Dimmu Borgir, più di tutto però da una cultura legata a culti, riti, a concezioni filosofiche rivolte al sentiero meno chiaro delle attività umane. Molto zolfo, pentacoli e perdizione per i VST, bravi a tessere una trama oscura lungo tutto l’arco della durata di “The Beast Manifesto”, accentuando di volta in volta le diverse atmosfere che si sprigionano lungo l’evoluzione dei pezzi. Variazioni death metal, gothic, sinfoniche, tutto è rivolto a celebrare un qualcosa di esoterico e misterioso, anche quando le accelerazioni diventano violente. Qualcosa risulta derivativo nei pezzi suonati da VST, nulla però è lasciato al caso e per quanto le variazioni del riffing e di struttura dei brani, oltre alle variazioni di genere, non scalfiscano poi l’omogeneità del songwriting, i VST mettono in scena una discreta cerimonia in grado di impressionare anche i più avvezzi a certe sonorità occulte.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10