copwardruna3(By Norse) La trilogia si conclude. Dopo “Gap var Ginnunga” e “Yggdrasil”, i Wardruna (per quanto orfani di Gaahl) ci regalano il loro terzo capolavoro, inevitabilmente chiamato “Ragnarok”. Per quanto il secondo capitolo mi sembri più vario, e forse anche un pizzico più riuscito, “Ragnarok” è la degnissima conclusione di un viaggio straordinario, che non ha alcun eguale nel panorama folk e metal attuale (perché sì, l’ho detto e lo ripeto, i Wardruna sono una band incredibilmente metal per chi sappia ascoltare). Suoni naturali, strumenti tradizionali, linee vocali assurde (nel senso buono!) si intersecano in quest’opera mirabile, che trascina l’ascoltatore indietro nel tempo e in uno spazio necessariamente estraneo, quello dei miti primordiali e dell’essenza dell’epica. “Tyr” si apre su un temporale e procede poi fra suoni marziali e incredibilmente d’atmosfera: non vi sarà difficile vedere i norreni che si lanciano a battaglia invocando incessantemente il dio da una mano sola. Il ruggito di un animale selvaggio (presumo, come tutto il resto, registrato realmente e in presa diretta) apre “UruR”, il brano più lungo (poco più di dieci minuti), con delle decisive somiglianze con “Hagall” dal primo elemento della trilogia. L’incedere è lento, ritmato, affidato a drums sciamanici e a suoni semplici quanto evocativi; poche, ma potenti, le parti cantate nel finale. “MannaR – Drivande” si fa portatrice di una linea strumentale addirittura orecchiabile, mentre la gemella “MannaR – Liv” è uno spettacolo di cori magici e lontani. Stupendi i due minuti di “Pertho”: elementi strumentali ridotti al minimo (per il primo minuto c’è solo un colpo di tamburo), ma un cantato mai così appassionante e misterico. Inquietanti le voci di bambini (o almeno sembrano tali) che emozionano in “Odal” e all’inizio di “Wunjo”; la titletrack, che chiude il viaggio, osa poi dei suoni ancora più cupi, a tratti quasi opprimenti, a tratti addirittura funerei. Un disco che tutti i fan dell’epic, del folk e del black metal potrebbero fare proprio, perché i Wardruna sono ‘prima’: prima della divisione dei generi, prima del metal, prima addirittura delle percezioni coscienti che l’ascoltatore prova ascoltando la loro musica. Che è qualcosa che va direttamente, e velocemente, nel profondo.

(René Urkus) Voto: 8,5/10