(Nuclear Blast Records) Watain, capitolo sette. Sono passata quattro anni dal precedente “Trident Wolf Eclipse”, nel frattempo i nostri son passati dalla Century alla Nuclear Blast. Essendo per me i Watain un gruppo imprescindibile della mia vita, ho a suo tempo appreso con timore questa scelta da parte loro, ma ora che l’album è finalmente uscito mi son messo l’anima in pace, in tutti i sensi. Se dovessimo trovare delle epoche nella discografia degli svedesi, io opterei per mettere i primi tre album in un primo ciclo, con l’ultimo dei tre a far da transizione verso la seconda trilogia, conclusasi a questo punto nel 2018 con il suddetto capolavoro. Ora, l’impressione è che il trio della Svezia abbia rotto gli indugi, e quanto sperimentato con la trilogia precedente ha fatto da base per quello che sono i Watain oggi nel 2022. “The Agony & Ecstasy of Watain” è essenzialmente la giusta via di mezzo tra la furia del precedente lavoro e la ‘morbidezza’ di “The Wild Hunt”. A parte la suadente “Serimosa”, il resto dell’agonia e dell’estasi dei Watain è un concentrato di puro black metal come non ne sentirete in nessun altro gruppo ad oggi esistente. Incredibile la capacità degli svedesi di risultare personalissimi nel suono, sino quasi ad avere ormai un proprio marchio sonoro ben distintivo; e nel contempo risultare di fatto gli alfieri del black metal così come è inteso nel senso più intimo del termine. Le liriche sono più ispirate che mai, la furia cieca non è mai stata così domata e indirizzata verso specifici tratti sonori davvero molto aggressivi, un muro sonoro senza rivali. I tre estratti sinora pubblicati avevano fatto presagire un capolavoro, e le altre tracce non fanno che confermare la sensazione. Ci troviamo di fronte ad un gruppo fondamentale della scena metal, ancora in grado di registra un album interamente dal vivo in una stanza/altare/cappella denominata da anni Neromorbus, i loro studi privati; e nel contempo in grado anche di dare al cd un suono attualissimo, elaboratissimo e pulito all’inverosimile. Qui, come dico sempre, abbiamo persone che credono a certe cose. Loro, i contratti con certe entità, probabilmente li hanno fatti sul serio, senza sbandierarli ai quattro venti, ma facendosi padroni dei venti stessi. Una forza della natura, imprescindibili per chi voglia davvero capire che cosa è nell’essenza il black metal. Atmosfera, epicità, tecnica assoluta… nulla manca a questo capitolo discografico per fregiarsi del termine ‘Capolavoro’.

(Enrico MEDOACUS) Voto: 10/10