copwebuttertbwb(Heartwork) Questo album mi piace, ma allo stesso tempo lo ritengo un’occasione quasi sprecata. La band tedesca ha imburrato il pane aggiungendovi anche un po’ di margarina! Le fasi iniziali di “Goldkinder” sono toste, ma allo stesso tempo ben rifinite e quasi il miracolo di un ottimo lavoro neo-industrial sembra compiersi. Melodie solide, soluzioni particolari, l’elettronica che collabora con gli strumenti. Di seguito però ecco giungere qualche riempitivo di troppo – 13 canzoni per 51′ e secondo me qualcuna ci è entrata a forza- oltre a dei pezzi che ad un certo punto si staccano per atteggiamento dalla durezza di “Alles Was Ich Will”, “Das Uhrwerk” e “Pyroman & Astronaut”, appunto tendenti all’industrial e levigate da melodie accattivanti, per virare verso il n(e)u metal e ovviamente la neue deutsche härte e soprattutto verso il metalcore. “Krieg aus Gold” addirittura è una conversione netta all’elettronica, guardando però ai Bullet For My Valentine e i Rammstein. In definitiva c’è una buona manciata di pezzi metalcore/industrial molto aggressivi, ben vestiti dalle melodie, mentre altri sono più o meno scontati nelle sembianze e soluzioni melodiche. Se i Butters avessero tolto qualche pezzo, puntando e badando più ad un’omogenea e coesa tematica musicale, probabilmente parleremmo di “Goldkinder” come un capolavoro. La conclusiva “Kind im Brunnen” per esempio è una sintesi tra industrial, gothic, metal, con i synth che dominano alleandosi con le chitarre, molto rumorose e con le voci (Dimenticavo, c’è Paul “Борщ” Bartsch alla voce e fa una gran bella figura ) che spaziano dal clean al growl e passando dallo scream. Un buon esempio di stile personale e comunque ricco di trovate. Questo atteggiamento non è costante e c’è qualche caduta: ad esempio trovo monotona la batteria, per un TUM TAM sequenziale, ossessivo e poche volte spazzato via da andature diverse. Sebbene i Butters (o se preferite WBTBWB) non siano degli inventori, sanno esprimere per ampi spazi e periodi uno stile non nettamente tedesco (cantano in lingua e come molte band teutoni hanno certe sonorità standard e simili tra loro, cliché ormai abituali), anche se in definitiva non si dimenticano di esserlo ed ecco che entrano in gioco fattori prevedibili. Faccio un discorso di purezza del sound, ma i Butters sembra che adesso vogliano andare oltre, superarlo, questo stile “nazionale”, culturale. Usano sonorità non solo vincolate all’elettronica ma anche con un metal robusto ma dai toni aggressivi, nonostante il deathcore degli esordi non esista quasi più. Dinamici, propositori di melodie, piccole dosi di sperimentazione, i synth che debordano, i Butters fanno un passo molto più lungo di quello che ci si poteva aspettare, ma hanno ancora bisogno di molto lavoro per togliersi di dosso le caratteristiche tipiche di una band electro-metalcore tedesca. Per me quelle sono scorie da bonificare e allora si avrà una band dal taglio musicale molto più internazionale.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10