(SharpTone Records) Il primo album in cinque anni e soprattutto il primo dopo la morte del cantante Kyle Pavone, avvenuta il 25 agosto del 2018 per overdose. Dopo quel giorno We Came As Romans hanno pubblicato solo qualche canzone. Alla voce slitta David Stephens, in passato tastierista e chitarra ritmica nella formazione. In “Darkbloom” i We Came As Romans non apportano nulla di nuovo a se stessi. Inoltre questo album ha una produzione incomprensibile, almeno dal promo ricevuto, pur tuttavia “Darkbloom” ascoltandolo scivola verso la sua fine con estrema facilità e fornendo diversi momenti gradevoli. “Darkbloom” è dunque facilmente riconoscibile come un lavoro della band originaria del Michigan. La produzione incomprensibile perché tutto suona maledettamente piatto. Il batterista David Puckett è quello che ne fa le spese, perché sembra suoni su delle tavolette al posto dei canonici pezzi della batteria. Lo stesso cantato appare compresso e le chitarre non ruggiscono e incerti pezzi sembrano avvolte da una coltre, quella dei synth. Non è un disastro, però “Darkbloom” suona davvero asettico e troppo digitale nei suoni. Tuttavia i pezzi graffiano, sono tipicamente metalcore e di stampo statunitense, quanto vicino alle tradizioni della band e forse con un po’ di elettronica in più. Qualche cambio di passo, qualche licenza nell’arrangiamento eppure globalmente “ Darkbloom” prende e mette in vetrina le tipiche caratteristiche del genere metalcore, quanto quelle della stessa band. Dopo avere assorbito un colpo distruttivo ricevuto dalla vita, We Came As Romans sono decisi ad andare avanti e tra qualche tempo si capirà qualcosa in più su dove stanno andando. Intanto “ Darkbloom” lo si può onestamente apprezzare, nel suo piccolo.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10